Valeria Parrella con Lettera di dimissioni, edito da Einaudi, vince per la Sezione Letteratura.
Motivazioni: “Il romanzo di Valeria Parrella nel filone della narrativa civile napoletana – scrivono i giurati – fa di Napoli il teatro e la misura del fallimento delle ambizioni più alte di un’intera generazione, tradita dalla politica e dalla società. La ricchezza della scrittura, dei registri e dei linguaggi, fa del romanzo un’opera complessa e ambiziosa, che spicca nel panorama della letteratura della “convivenza” che infesta le nostre librerie”.
Valeria Parrella (Napoli, 1974).
Ha pubblicato Mosca più balena (minimum fax 2003, Premio Campiello opera prima), Per grazia ricevuta (minimum fax 2005, finalista Premio Strega, Premio Renato Fucini, Premio Zerilli-Marimò), Il verdetto (Bompiani 2007) e Ciao maschio (Bompiani 2009). Per Einaudi ha pubblicato Tre terzi (2009), con Diego De Silva e Antonio Pascale, e Lo spazio bianco (Supercoralli, 2008 e Super ET, 2010), da cui nel 2009 è stato tratto il film omonimo di Francesca Comencini. Nel 2010 ha collaborato alla raccolta Sei fuori posto (Einaudi, Stile libero Big), nel 2011 ha pubblicato Lettera di dimissioni (Einaudi, Supercoralli) e nel 2012 Antigone (L’Arcipelago Einaudi). È nel comitato artistico del Teatro Stabile di Napoli e cura la rubrica dei libri di “Grazia”.
Lettera di dimissioni (Einaudi, 2011)
Il nuovo romanzo di Valeria Parrella ha l’energia e il coraggio delle storie necessarie. Unendo i temi civili dei suoi primi racconti alla lingua alta conquistata con Lo spazio bianco, l’autrice dà forma a una vicenda che ci riguarda tutti.
La storia di Clelia procede di pari passo con quella dell’Italia, e ci restituisce il ritratto di un Paese che ha progressivamente rinunciato al pubblico per il privato, all’etica per il guadagno, ma che con ostinazione ciascuno di noi continua ad amare «come si amano solo le cose che vengono prima di noi e dopo di noi resteranno». Senza dismettere la voce intima e sensuale che le è propria, Valeria Parrella narra la perdita di contatto tra ciò in cui si crede e il modo in cui si agisce, fino alla consapevolezza che «le cose non si compiono all’improvviso, ma all’improvviso le vedi nel loro intero».