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Conclusa la decima edizione, Lagioia, Castellina e Uyangoda premiati a Palazzo ArnoneFeatured

COSENZA – Si è svolta ieri, sabato 28 maggio, la cerimonia di premiazione dei vincitori della decima edizione del Sila ‘49. Negli spazi esterni di Palazzo Arnone, Nicola Lagioia (sezione Letteratura), Nadeesha Uyangoda (sezione Economia e Società) e Luciana Castellina (premio alla Carriera), oltre a ricevere i bronzetti realizzati per l’occasione dal maestro Mimmo Paladino, hanno dialogato con la giornalista e scrittrice Ritanna Armeni. E lo hanno fatto davanti a un foltissimo pubblico che, nei giorni dedicati all’annata 2021 del Premio diretto da Gemma Cestari, si è reso partecipe dei numerosi incontri, appuntamenti e lectio realizzate nel cuore vivo e pulsante del centro storico bruzio.

«Sono dieci anni di Premio Sila, dieci anni trascorsi a fare cose straordinarie – ha detto durante la manifestazione il presidente della Fondazione Premio Sila Enzo Paolini – Tutto ciò che è stato realizzato e che ci proponiamo di realizzare è accaduto e accadrà grazie alla vicinanza di moltissimi artisti e cittadini, i quali, insieme, hanno impreziosito le diverse edizioni susseguitesi. Se siamo qui – ha aggiunto – è perché fortemente consapevoli che le idee e le parole possono cambiare il mondo: il Premio vuole fare la sua parte per raggiungere questo obiettivo. Motivo per cui, tra le altre cose – ha concluso Paolini rivolgendosi al sindaco Franz Caruso seduto in platea -, con il presidente dell’Ordine degli avvocati di Cosenza Enzo Gallucci abbiamo proposto al Comune di nominare l’avvocato e scrittore Giuseppe Farina, che da anni si batte contro la Sla, responsabile dei diritti umani della città».

Luci, poi, sui premiati di quest’anno che, nel corso dell’evento, hanno parlato dei propri romanzi e delle proprie esperienze. Nicola Lagioia, vincitore con “La città dei vivi” (Einaudi), ha incantato i presenti ripercorrendo le pagine del proprio libro, «il primo per cui si è trovato dinnanzi alla non fiction e che trae spunto non solo da Carrere e Capote, ma dalla grande tradizione italiana di scrittori che fanno letteratura parlando di cose vere e che va da Levi a Ortese fino ad Alessandro Leogrande». Lagioia, reduce dal successo del Salone del Libro, sulla manifestazione torinese ha pure rivelato: «Dopo il 2023 si svolgerà senza di me. Sono diventato direttore quando il Salone stava morendo, è diventato un qualcosa di straordinario e credo che non abbia più bisogno del mio supporto».

I temi del razzismo, dei pregiudizi e del femminismo sono stati invece affrontati nel discorso della premiata per la sezione Economia e Società Nadeesha Uyangoda, autrice del volume “L’unica persona nera nella stanza” (66thand2nd). «Il razzismo non è solo violenza fisica ma cambia, si evolve, si trasforma – ha dichiarato Uyangoda – Ed è importante guardare alla Storia e pure dentro di noi per poterlo debellare; non rimanere ancorati a vecchie lotte politiche, bensì capire che bisogna farsi portavoce di ulteriori battaglie, per esempio quelle delle badanti, delle colf che quotidianamente vengono discriminate».

A Luciana Castellina, infine, definita «premiata all’esistenza», il “compito” di far comprendere cosa significhi oggi essere di sinistra. «La sinistra contemporanea non è quella che ho incontrato nel ’47, quando si era certi di cambiare il mondo. Nonostante ciò non mi va di essere pessimista e non lo sono neanche perché frequentando scuole, associazioni e la periferia di Roma mi sono resa conto di quanti giovani siano coinvolti nei mille modi possibili per aiutare l’altro. A questi ragazzi non interessa nulla del Parlamento, del resto non c’è alcun membro da cui si sentano rappresentati, ma è grazie a loro se nuove forme di democrazia nascono sul territorio». In ultimo, sulla guerra in Ucraina, la figura storica della politica italiana ha detto: «Se si sottovalutano i rischi andremo incontro a una guerra più ampia, mondiale e nucleare. Io ho fiducia solo in Papa Francesco, che continua a ripetere che non esistono guerre giuste, e nei generali, che attuano i negoziati. Chi lo avrebbe mai detto, oggi i miei rappresentanti politici sono i preti e appunto i generali».