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Premio Sila 49

Marco Lodoli
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Al via la Decina 2025 del Premio Sila Marco Lodoli presenta “Tanto poco”Featured

La libreria Mondadori di corso Mazzini, a Cosenza, si prepara ad accogliere, venerdì 21 marzo alle 18, la presentazione del libro “Tanto poco” di Marco Lodoli. L’evento segna l’avvio ufficiale del percorso che porterà all’assegnazione del Premio Sila ’49, giunto quest’anno alla tredicesima edizione. E si inserisce nella tradizionale rassegna della “Decina”, pensata per far conoscere al pubblico i dieci titoli finalisti selezionati dalla Giuria del Premio. A dialogare con Marco Lodoli, sarà la professoressa Alba Battista, pronta a esplorare i temi e le suggestioni dell’opera, in un confronto che promette di svelare le sfumature e la profondità del testo. L’incontro offrirà anche ai presenti l’occasione di interagire direttamente con l’autore, approfondendo il processo creativo e le ispirazioni che hanno dato vita al romanzo pubblicato da Einaudi.

Marco Lodoli e “Tanto poco”

Scrittore di riconosciuto talento nel panorama letterario italiano contemporaneo, Marco Lodoli presenta al pubblico cosentino “Tanto poco”, opera che si aggiunge alla sua già ricca produzione letteraria. Il libro, edito da Einaudi, è stato selezionato tra i dieci finalisti del Premio Sila ’49, confermando la qualità della scrittura dell’autore e la rilevanza dei temi trattati. L’ingresso all’evento è aperto a tutti gli appassionati di letteratura e cultura. L’atmosfera accogliente della libreria Mondadori, situata nel centralissimo corso Mazzini, farà da cornice a questo importante momento culturale e creerà un’opportunità di incontro e scambio per la comunità letteraria.

La Decina 2025 e il Premio Sila ’49

Il Premio Sila ’49, giunto alla sua tredicesima edizione, rappresenta uno dei riconoscimenti letterari più significativi del panorama nazionale. La “Decina” costituisce la fase finale del Premio, durante la quale vengono presentati al pubblico i dieci libri finalisti selezionati dalla Giuria. Ogni opera viene illustrata dal suo stesso autore in un evento dedicato, offrendo così la possibilità di approfondire i contenuti e conoscere gli scrittori in corsa per l’ambito riconoscimento.

La presentazione del libro di Marco Lodoli inaugura questo ciclo di incontri, segnando l’inizio di un percorso culturale che animerà la città di Cosenza nei prossimi mesi. Gli appassionati di letteratura avranno l’opportunità di scoprire le opere in competizione e di partecipare attivamente al dibattito culturale che caratterizza questa prestigiosa manifestazione letteraria.

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LA SCHEDA DEL LIBRO

Marco Lodoli, Tanto poco, Einaudi

L’amore da lontano, l’amore che non si sporca con la vita, l’amore puro, assoluto, incrollabile: il nuovo romanzo di Marco Lodoli racconta la passione silenziosa e implacabile di una bidella per un professore che non si accorge di nulla, troppo preso dalle sue ambizioni artistiche, dall’illusione di essere diverso dagli altri, dalle sue piccole vanità. Matteo è un insegnante, ma anche uno scrittore: prometteva bene, poi però si è smarrito. E lei non ha mai cessato di amarlo, ma a che prezzo? Per difendere quella rosa bianca dal fango della vita ha dovuto essere inflessibile, feroce, spietata. Rinunciare a tutto. Marco Lodoli ci porta al centro di un sentimento travolgente che è rincorsa e fuga, smania e tensione verticale, sogno che niente e nessuno deve interrompere: una finzione folle, e proprio per questo più forte di ogni realtà. Una bidella e un professore, due esistenze parallele che forse non s’incroceranno mai, o forse si toccheranno per una notte soltanto, in un abbraccio che profuma d’amore e gratitudine, d’illusione e di oblio. «Tanto poco» basta per essere felici, bisogna solo respingere il mondo e consegnarsi a un’ossessione assurda e bellissima.

Marco Lodoli

Scrittore, giornalista e insegnante italiano, è nato a Roma il 22 ottobre 1956. La sua opera letteraria è caratterizzata da uno stile narrativo che esplora la realtà urbana e le dinamiche sociali con uno sguardo attento e sensibile. I suoi romanzi e racconti spesso si concentrano sui temi del viaggio, della morte e del rapporto tra l’individuo e l’altro, con particolare attenzione alle figure emarginate e ai “diversi”. Lodoli è anche noto per il suo impegno nell’ambito dell’istruzione, avendo lavorato come insegnante di lettere in un istituto professionale. Questa esperienza ha influenzato la sua scrittura, portandolo a riflettere sul ruolo della scuola e sull’importanza dell’educazione. Tra le opere più conosciute: “Snack Bar Budapest” (1987), “Cani e lupi” (1996), vincitore del Premio Palazzo al Bosco, “Il vento” (1997), vincitore del Premio Grinzane Cavour, “Isole. Guida vagabonda di Roma”, “Il preside” (2020). Oltre alla narrativa, Lodoli ha scritto anche saggi e articoli di giornale, collaborando con diverse testate.

Decina 2025
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Premio Sila ’49: annunciata la Decina 2025Featured

Cosenza si conferma ancora una volta crocevia di cultura e letteratura con il Premio Sila ’49, uno dei riconoscimenti più prestigiosi del panorama editoriale italiano. Questa mattina, nella sede della Fondazione Premio Sila, nel cuore del centro storico della città, è stata annunciata la Decina 2025 ovvero i dieci libri finalisti della tredicesima edizione.

Ad accogliere un pubblico composto da giornalisti, appassionati di lettura e rappresentanti del mondo culturale locale e nazionale sono stati il presidente della Fondazione, Enzo Paolini, la direttrice del Premio, Gemma Cestari, e i giurati Valerio Magrelli, Emanuele Trevi e Nicola Lagioia (quest’ultimi collegati via web).

I dieci titoli finalisti

decina 2025La rosa dei dieci libri scelti include opere di grande spessore narrativo e saggistico che rappresentano un viaggio attraverso storie, idee e riflessioni sull’Italia contemporanea: Nicoletta Verna, “I giorni di vetro” (Einaudi); Sandro Veronesi, “Settembre nero” (La nave di Teseo); Emanuela Anechoum, “Tangerinn” (Ediz. E/O); Diego De Silva, “I titoli di coda di una vita insieme” (Einaudi); Pierpaolo Di Mino, “Lo splendore” (Laurana); Andrea Piva, “La ragazza eterna” (Bompiani); Linda Ferri, “Il nostro regno” (Feltrinelli); Marco Lodoli, “Tanto poco” (Einaudi); Giulia Corsalini, “La condizione della memoria” (Guanda) e Marco Ferrante, “Ritorno in Puglia” (Bompiani).

Un lavoro complesso per una selezione prestigiosa

Durante la conferenza stampa, il presidente Enzo Paolini ha sottolineato il valore culturale e simbolico del Premio Sila e si è detto molto soddisfatto della presentazione. «Oggi è stata una magnifica occasione perché Valerio Magrelli, Nicola Lagioia ed Emanuele Trevi hanno presentato i dieci libri selezionati per questa edizione. Hanno ingolosito tutti quanti gli ascoltatori e i lettori, me per primo. A leggere questi straordinari affreschi di romanzi che abbracciano tanti aspetti della nostra vita quotidiana e della nostra storia».

La direttrice Gemma Cestari ha evidenziato la difficoltà del lavoro svolto dalla giuria e la varietà della Decina 2025: «Siamo molto soddisfatti della decina selezionata. È una rosa che tiene insieme tante voci interessanti dell’Italia contemporanea. Dieci libri straordinari che arrivano dopo un lavoro intenso e approfondito da parte dei giurati. Abbiamo autori esordienti e autori consolidati: grande letteratura ma con una varietà che quest’anno è proprio evidente».

Valerio Magrelli ha aggiunto che “la selezione è stata un percorso affascinante ma complesso”, mentre Emanuele Trevi ha parlato di “un’edizione che si distingue per la ricchezza delle proposte letterarie”. Nicola Lagioia ha infine definito il Premio Sila come “un’occasione importante per riflettere sulla letteratura italiana in dialogo con i grandi temi sociali ed esistenziali”.

Il valore storico e culturale del Premio Sila ’49

Nato nel 1949 come uno dei primi premi letterari italiani dedicati alla narrativa e alla saggistica impegnata socialmente e politicamente, il Premio Sila è tornato a nuova vita dal 2010 grazie al lavoro appassionato della Fondazione Premio Sila. Oggi rappresenta non solo un riconoscimento per gli autori ma anche un momento di incontro tra lettori e scrittori in una città come Cosenza che si propone come capitale culturale del Sud Italia.

La scelta dei dieci finalisti è stata resa ancor più significativa dal contesto storico in cui il Premio opera: quello di un’Italia che cerca nella cultura risposte alle sfide contemporanee. I libri selezionati spaziano tra generi diversi ma condividono l’intento di interrogare la realtà con profondità e originalità.

Prossimi appuntamenti

Con l’annuncio dei dieci finalisti si apre ora una fase cruciale del Premio: nei prossimi mesi, gli autori presenteranno le loro opere al pubblico attraverso una serie di incontri organizzati dalla Fondazione. Successivamente sarà compito della giuria ridurre la rosa a cinque titoli. Da questa ulteriore selezione emergerà il vincitore finale che sarà premiato durante una manifestazione pubblica destinata a coinvolgere l’intera città.

Il Premio Sila ’49 si conferma così non solo un riconoscimento letterario ma anche un’occasione per promuovere il dialogo culturale e rafforzare il legame tra letteratura e società civile. Come ha concluso Enzo Paolini: “Leggere questi libri significa riflettere su chi siamo oggi e su chi vogliamo essere domani”.

Le opere della Decina 2025

La selezione del Premio Sila ’49 offre uno spaccato variegato della letteratura italiana, dove ogni autore traccia un percorso unico. Ne hanno ripercorso i tratti distintivi i tre giurati presenti alla conferenza stampa. In “I giorni di vetro” (Einaudi), Nicoletta Verna cattura l’attenzione con “una scrittura avvincente, capace di tenere il lettore incollato alla pagina”, come sottolinea Nicola Lagioia. Sandro Veronesi, in “Settembre nero” (La nave di Teseo), crea un’opera che Valerio Magrelli definisce “un libro intarsiato con cura e amore, ma coronato da una tragica esplosione”.

Il viaggio prosegue con “Tangerinn” (Ediz. E/O) di Emanuela Anechoum, dove Emanuele Trevi riconosce “un archetipo narrativo classico – il ritorno alle radici – ma lo fa con una tale freschezza e originalità”. Diego De Silva, in “Titoli di coda di una vita insieme” (Einaudi), esplora la separazione e le realtà divergenti, come evidenziato da Trevi.

“Lo splendore” (Laurana) di Pierpaolo Di Mino si distingue per “un linguaggio che si distacca dalle mode del momento”, secondo Trevi, mentre “La ragazza eterna” (Bompiani) di Andrea Piva, per Lagioia, “evoca temi universali come Eros e Thanatos”. Due narrazioni che esplorano la realtà da prospettive diverse.

Linda Ferri, con “Il nostro regno” (Feltrinelli), crea “un’opera di alta letteratura”, dove “la reciprocità tra i personaggi ha un’energia narrativa potente”, come afferma Trevi. Marco Lodoli, in “Tanto poco” (Einaudi), offre un romanzo che Magrelli descrive come “un romanzo che si muove su un fondo costante di sofferenza e pietà cristiana”.

Infine, Giulia Corsalini, con “La condizione della memoria” (Guanda), tesse “un continuo travaso tra presente e passato”, secondo Magrelli, mentre Marco Ferrante, in “Ritorno in Puglia” (Bompiani), racconta “una saga familiare avvincente”, con “le contraddizioni tipiche di una famiglia borghese”, come sottolinea Lagioia.

Jonathan Coe
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Jonathan Coe ospite del Premio Sila a CosenzaFeatured

La prova della mia innocenzaJonathan Coe, autore britannico acclamato a livello mondiale, sarà a Cosenza ospite della Fondazione Premio Sila.  L’imperdibile appuntamento è fissato per venerdì 15 novembre, alle 18, nelle sale cinquecentesche di Palazzo Arnone, sede della Galleria nazionale di Cosenza.  

L’autore ha inserito il capoluogo bruzio tra le quattro tappe italiane (Roma, Cosenza, Cuneo e Milano) in cui presenterà “La prova della mia innocenza”, il suo ultimo romanzo che si potrà trovare nelle librerie dal prossimo 5 novembre, nella traduzione italiana. A dialogare con lui, Marco Vigevani, uno dei maggiori agenti letterari italiani.

Jonathan Coe è un ospite davvero illustre, di livello internazionale, e la sua presenza a Cosenza suona come l’ennesimo riconoscimento della comunità letteraria nei confronti del prestigioso Premio Sila.

«Far prevalere il dialogo sul conflitto. È questo l’impegno del nostro tempo – ha dichiarato il presidente Enzo Paolini –. E il nostro contributo come Premio Sila è la concreta proposta e la realizzazione di scambi e di connessioni con culture diverse e sensibilità distanti. Per invertire quella tendenza che man mano ci rende sempre più insensibili rispetto a veri e propri orrori che si perpetrano nel mondo. Il Premio Sila è nato nel ‘49 ed è rinato nel 2011 esattamente con questa forte motivazione. Ha fatto la sua parte nel dopoguerra e la sta facendo adesso nell’epoca delle guerre, delle deportazioni e dei respingimenti. Jonathan Coe, con il suo patrimonio narrativo, è uno straordinario strumento di comunicazione, tra mondi e persone. Tutta la letteratura è un affaccio sulla vita, sulle speranze e sui diritti di ciascuno di noi».

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LA SCHEDA DEL LIBRO

Jonathan Coe, La prova della mia innocenza, Giangiacomo Feltrinelli editore

Phyl è una giovane laureata in lettere, tornata a vivere dai genitori, frustrata dagli orizzonti ristretti della vita di provincia inglese e da un orrido lavoro in un ristorante giapponese all’aeroporto di Heathrow. Oltretutto i suoi progetti di diventare una scrittrice non stanno andando da nessuna parte. Almeno fino a quando non si presenta a casa un amico di vecchia data della madre, Christopher Swann con la figlia adottiva Rashida, della quale Phyl diventerà grande amica. Chris racconta che sta indagando su un oscuro think tank, il Processus Group, fondato a Cambridge negli anni Ottanta e costituito da un gruppo di fanatici che vuole spingere il governo sempre più a destra. L’immaginazione di Phyl si accende e la ragazza inizia a scrivere quello che sembra un tipico giallo anglosassone. Intanto, mentre la Gran Bretagna si ritrova sotto la guida di Liz Truss, che durerà solo sette settimane, Chris porta avanti la sua inchiesta e si reca nel cuore del Paese, nelle Cotswolds, dove si tiene un convegno utile alla sua ricerca. Quando Phyl viene a sapere di una morte misteriosa, di colpo vede la vita reale confondersi con il romanzo che sta tentando di scrivere. Ma la soluzione si trova veramente nella politica contemporanea o in un vecchio enigma letterario? Con un linguaggio complice e arguto, mescolando vicende private alla storia recente dell’Inghilterra, Jonathan Coe ci regala un romanzo complesso, ironico, coinvolgente ed estremamente attuale.

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JONATHAN COE

È nato a Birmingham nel 1961, si è laureato a Cambridge e a Warwick, e vive a Londra. Ha scritto due biografie (di Humphrey Bogart e James Stewart) e con Feltrinelli ha pubblicato: La famiglia Winshaw (1995), La casa del sonno (1998), L’amore non guasta (2000), La banda dei brocchi (2002), Donna per caso (2003), Circolo chiuso (2005), La pioggia prima che cada (2007), Questa notte mi ha aperto gli occhi (2008), I terribili segreti di Maxwell Sim (2010), Come un furioso elefante. La vita di B.S. Johnson in 160 frammenti (2011), Lo specchio dei desideri (2012), Expo 58 (2013), Disaccordi imperfetti (2015), Numero undici. Storie che testimoniano la follia (2016), Middle England (2018) e Bournville (2022).

Emmanuele Bianco
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Gli autori e i loro libri. Emmanuele Bianco ha presentato “La lupa”Featured

Sabato scorso, nella sede della Fondazione Premio Sila, è iniziata con un suggestivo amarcord, la presentazione del romanzo “La Lupa”. Emmanuele Bianco, l’autore di origini calabresi, “fu il primo scrittore che accogliemmo con Enzo Paolini – ha ricordato la direttrice del Premio Sila ’49, Gemma Cestariquando la Fondazione era soltanto un atto da un notaio. Cioè non avevamo ancora iniziato le nostre attività…”.

Così, si è consumato il gradito ritorno di Bianco. L’occasione è stata quella della sua ultima fatica letteraria. Tra le pagine del libro, una storia ambientata in Calabria, in un piccolo borgo immaginario, Lupastretta, con protagonista Maria Rosa, una giovane donna: mamma, senza marito, imprenditrice.

Quello che mi è piaciuto moltissimo nel romanzo di Emanuele – ha affermato la Cestari – è che lui racconta una storia di indipendenza e di libertà. E lo ambienta nel luogo in cui, mi diceva, esserci una radice reale, che è quella di sua nonna. In un luogo dell’arretratezza. Matrice comune – e realistica – a tanti racconti sulla nostra terra”.

Le vicende si muovono in un arco temporale che va dal 1942 al 1959, ovvero dal pieno della Seconda Guerra Mondiale alla soglia degli anni Sessanta, quelli in cui tutto ciò che si era seminato durante il Dopoguerra inizia a germogliare, a offrire i suoi frutti. In questo scenario, apre le danze il parto di Maria Rosa che è come uno start della sua vita in qualche modo controcorrente, in un ambiente poco predisposto già di per sé a condotte fuori binario. E lei si fa imprenditrice, sfrutta la sua alfabetizzazione, si fa avanti tra podestà e paesani perché, come ha sottolineato Bianco, “la scelta più difficile è sempre quella di fare ciò che ci si sente di fare. Quella, è la più difficile. Che essa sia restare, andare, fare una cosa o non farla. Arduo e faticoso è fare quello che ci si sente. Infatti, molto spesso si finisce per non farlo”.

La presentazione si è chiusa con la lettura di un brano da parte di Emmanuele Bianco.

Tre domande a Emmanuele Bianco

Abbiamo chiesto all’autore di parlarci della forza del suo personaggio, del suo rapporto speciale con il figlio e del perché abbia ambientato la sua storia proprio in un paesino calabrese

Com’è nata l’idea dell’ambientazione in un piccolo borgo calabrese e come hai costruito il tessuto sociale che gira intorno alla storia?

L’idea è nata perché lo conosco molto bene e anche la costruzione è partita da una conoscenza piuttosto approfondita. Perché il paese del romanzo è un po’ il paese che io ho frequentato da giugno a settembre, per tutta la mia vita, ovvero Bianchi, qui vicino, a pochi chilometri da Cosenza. E il motivo per cui ho deciso di ambientare questo libro lì è perché sentivo che a parte essere un luogo magico come tutti i luoghi che frequenti nell’infanzia/adolescenza, era funzionale alla storia che volevo raccontare, di questa donna che viveva in quel paese e in quegli anni. Ecco, i motivi principali sono questi.

Da dove arriva la forza di Maria Rosa? Una donna, una mamma, una senza marito, in una terra difficile…

Bella domanda. Da dove arriva? Non lo so. Forse uno ci nasce. Immagino sempre che ci sia un gallone di energia, di forza vitale per la quale esistono persone che a una stessa sollecitazione reagiscono in modo diverso. Persone che hanno un talento naturale per prendere sempre un’altra strada, che non è la più semplice. E quindi da dove arriva non te lo saprei dire. Credo sia un dono e che Maria Rosa l’abbia sfruttato fino in fondo.

Spesso, il genitore forte, volitivo e determinato, si ritrova morbido con la prole, oppure talmente severo e austero da rovinare il rapporto. Non sembra andare così tra Maria Rosa e Agostino…

No, non sembra andare così. Di Maria Rosa viene fuori lo spirito di indipendenza, l’autodeterminazione, il fatto di essere un po’ un personaggio fuori dal proprio tempo, per ovvie ragioni. Ma non entra in contrasto con tutto e tutti. Forse, il fatto di sfogare tutta la sua rigorosità, quella sua determinazione per affermarsi in una cosa che non sia l’educazione del figlio, lascia spazio a degli aspetti di tenerezza e di dolcezza che invece riversa esclusivamente nei confronti di Agostino e, magari, non con i paesani, ad esempio, non sul lavoro. Riesce molto bene a fare una netta distinzione tra ciò che è un ambiente domestico amorevole e uno esclusivamente personale e professionale

 

 

 

Emmanuele Bianco
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Emmanuele Bianco presenta “La Lupa”Featured

È una sorta di viaggio emozionale tra le pagine. E si intraprende ogni volta che ascoltiamo un autore parlarci del suo libro. Succederà ancora. Ed è un appuntamento da non perdere! Sabato 5 ottobre, alle 18, nella sede della Fondazione Premio Sila, nella suggestiva via Salita Liceo, in pieno centro storico di Cosenza. Emmanuele Bianco presenta il suo romanzo, “La Lupa”, edito da Mondadori. A dialogare con l’autore, la direttrice del Premio Sila ’49, Gemma Cestari. Insieme, accompagneranno il pubblico a conoscere la protagonista indiscussa del libro, Maria Rosa, giovane ragazza calabrese, dallo spirito indipendente. Donna e mamma, senza marito, ma con un’enorme determinazione e con una spiccata vis imprenditoriale che l’aiuta a campare e, specialmente, a costruire un’esistenza più che dignitosa per lei e per il figlio Agostino. A Lupastretta, piccolo borgo calabrese, in uno spaccato storico di grandi eventi e di epocali cambiamenti sociali ed economici del nostro Belpaese.

LA SCHEDA DEL LIBRO

Emmanuele Bianco, La Lupa, Mondadori

Nel 1942, la determinata e indipendente Maria Rosa partorisce il primo figlio Agostino. Nel borgo calabrese di Lupastretta, nessuno sa chi sia il padre. La donna si guadagna da vivere gestendo un forno in concorrenza con quello del podestà fascista don Felice. Il dopoguerra vede Maria Rosa arricchirsi e pensare a un futuro di imprenditrice: acquista un terreno e va ad abitare nella casa del fratello emigrato in America. Agostino impara a guardare il mondo, a riconoscerlo grande e segreto. Con i piccoli amici esplora le ambiguità e gli incanti di una società sospesa fra gli abissi di esistenze arcaiche e l’irruenza del tempo. Ad alimentare il mistero, Maria Rosa è di nuovo madre senza mariti. Don Felice, passato tra le fila dei democristiani, si dispone a guidare il paese. C’è come un incendio che consuma immaginazioni, desideri. Maria Rosa si leva in tutta la sua ferinità a dominare scene e destini. Agostino sente in sé la magia e la forza della madre, ai confini di tutto l’accadere e di tutte le sfide che segnano le incerte sorti di Lupastretta.

Emmanuele Bianco evoca vicende che sfociano con larghezza di toni e furore narrativo in un disegno da grande saga famigliare, dove il lettore è chiamato ad abitare, e a bruciare emozioni.

 EMMANUELE BIANCO

Nato a Milano nel 1983, si trasferisce a Roma, dove lavora come aiuto regista. Ha frequentato la Scuola Holden e ha pubblicato “Tiratori scelti” (Fandango, 2010), “E quel poco d’amore che c’è” (Fandango, 2013) e “La pura carne” (Baldini+Castoldi, 2017).

 

nicola lagioia
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Nicola Lagioia è un nuovo giurato del Premio Sila ’49Featured

Un nuovo componente entra a far parte della Giuria dei letterati del Premio Sila ’49.

Si tratta di Nicola Lagioia, scrittore e conduttore di Pagina tre di Radio Rai 3 che ha vinto la LXIX edizione del Premio Strega con il romanzo “La ferocia”, edito da Einaudi nel 2015 ed è stato direttore del Salone Internazionale del Libro di Torino dal 2017 al 2023. Vecchia conoscenza della nostra kermesse, nel 2022, si era aggiudicato la X edizione del Premio Sila ’49, sezione Letteratura, con “La città dei vivi” edito da Einaudi. Intellettuale poliedrico, è stato chiamato più volte come selezionatore della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

«Siamo felici che la nostra giuria continui ad arricchirsi di persone di grande spessore umano e culturale» – ha dichiarato Gemma Cestari, direttore della Fondazione Premio Sila.

Sulla stessa lunghezza d’onda, il presidente Enzo Paolini: «Con Nicola Lagioia diamo continuità al proficuo inserimento, nella giuria, di personalità con cui lavorare: intellettualmente stimolanti e con un bagaglio di esperienza importante in campo letterario. Sono certo che darà al Premio Sila un contributo importante».

Nicola Lagioia si unisce agli altri componenti della Giuria: Amedeo Di Maio (Economista); Piero Bevilacqua (Storico), Francesco Maria Greco (Ambasciatore), Renato Greco (Magistrato), Romano Luperini (Scrittore, critico Letterario), Valerio Magrelli (Poeta, Francesista, Università Roma Tre), Tomaso Montanari (Storico dell’Arte, Rettore Università per stranieri di Siena), Marta Petrusewicz (Storica),  Anna Salvo (Scrittrice) Emanuele Trevi (Scrittore, critico letterario), Massimo Veltri (Ingegnere).

 

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Si è concluso il weekend letterario dedicato al Premio Sila ’49Featured

“Ho partecipato a migliaia di letture di poesie, ma credo che questa giornata la ricorderò per tanto, tanto tempo…”. Le parole della poetessa Vivian Lamarque al termine della cerimonia di premiazione o suggellano l’esperienza emozionale che ha caratterizzato tutti gli eventi della dodicesima edizione del Premio Sila ’49.

Andrea Rinaldo e la crisi climatica

Il weekend letterario ha esordito venerdì 21, alla Villa Vecchia di Cosenza, quando il giornalista Paride Leporace e l’ingegner Massimo Veltri, giurato del Premio Sila, hanno incontrato lo scienziato Andrea Rinaldo, vincitore del Sila, sezione Economia e Società, e conversato con lui di sostenibilità e politiche ambientali, e del suo libro, “Il governo dell’acqua. Ambiente naturale e ambiente ricostruito” (Marsilio editore). “Sono veramente felice di essere qui e di aver ricevuto il premio – ha dichiarato Andrea Rinaldo. La motivazione che hanno scelto, mi onora. La speranza è sempre quella di cercare di comunicare questo senso di urgenza che abbiamo sulla crisi climatica, non riusciamo a incidere veramente. Il problema è veramente grave e veramente urgente”. E sui cosiddetti negazionisti del cambiamento climatico ha aggiunto: “Ho sentito con le mie orecchie, persone autorevoli, anche esponenti del governo, dire che non sono convinti che l’origine di questo riscaldamento globale sia di origine entropica, il che, francamente, fa ridere. E con buona pace dei sovranisti di tutto il mondo, italiani e non, il problema non può essere risolto né in Italia né in Europa, è un problema globale”.

Lectio Magistralis e gala di premiazione

Sabato 22, il maestoso Palazzo Arnone, sede della Galleria Nazionale di Cosenza, è stata sede di un doppio appuntamento emozionante. Al mattino, il Premio Sila alla Carriera, la poetessa Vivian Lamarque ha tenuto una lectio magistralis sul tema a lei più caro “Che cosa è la poesia (secondo Vivian Lamarque)”. E nel pomeriggio, la giornalista e scrittrice Ritanna Armeni ha condotto la cerimonia di premiazione del Sila. Passerella per i vincitori, Viola Ardone (in collegamento via web), Andrea Rinaldo e Vivian Lamarque, davanti a un’entusiasta e numerosa cornice di pubblico. In un pomeriggio di gala che ha saputo uscire dai suoi binari consueti grazie alle letture di alcune poesie di Vivian Lamarque, in cui si sono impegnati, oltre alla stessa autrice, i giurati del Premio, Valerio Magrelli ed Emanuele Trevi, e anche l’artista Gianni Dessì, autore del manifesto ufficiale di questa edizione 2024. “Un gala di premiazione davvero sui generis – ha affermato soddisfatta la direttrice del Premio Gemma Cestari – perché grazie alla verve di Ritanna Armeni e al genio incontrollabile di Vivian Lamarque, c’è stato un improvvisato reading di poesie stupefacente e molto emozionante che ha saputo coinvolgere tutti. In primis, la Lamarque che al termine della cerimonia ci ha ringraziato per questa bellissima esperienza”.

A Camigliatello con Emanuele Trevi

Ieri, ultimo atto del weekend letterario, a Camigliatello Silano, nella sede della Fondazione Premio Sila, Cenacolo Faust D’Andrea, dove il presidente della Fondazione, l’avvocato Enzo Paolini, ha conversato del libro, “La casa del mago”, con l’autore, Emanuele Trevi, critico letterario, scrittore e giurato del Premio Sila. “Oggi – ha detto Paolini – Emanuele Trevi ha dato la prova con questo viaggio nella casa del padre – la “casa del mago” che dà il titolo al libro – che il papà è stato un grande psicanalista del ‘900 e che ha lasciato in lui le tracce della fantastica avventura che si può realizzare nella mente”.

Le dichiarazioni del Presidente Enzo Paolini

Molto felice, il presidente della Fondazione Premio Sila, Enzo Paolini, ha tracciato un bilancio di questo weekend letterario: “Si chiude questa tre giorni bellissima che abbiamo iniziato con Andrea Rinaldo e col suo governo delle Acque, uno straordinario saggio sulla diminuzione e sull’attenuazione delle disuguaglianze attraverso l’equa distribuzione delle risorse naturali, in particolare quelle idriche. Poi abbiamo, come un’alchimia, messo insieme la scienza con la poesia e quindi le suggestioni di Vivian Lamarque che ieri hanno affascinato tutti i convenuti, soprattutto i ragazzi che parlano un linguaggio diverso ma evidentemente è lo stesso linguaggio che proviene dall’arte, attraverso altri segni, altre capacità e altre attitudini, ma l’arte è sempre universale”.

“Questa dodicesima edizione del Premio Sila – ha dichiarato Paolini – è stata, non è un modo di dire, un’edizione speciale per la tipologia degli ospiti. Abbiamo avuto non solo una scrittrice di bestseller come Viola Ardone – autrice di un romanzo straordinario che attraversa la mente di una bambina nata in un manicomio e quindi richiama tante suggestioni – ma la presenza contemporanea di una poetessa come Vivian Lamarque e di un grande scienziato come Andrea Rinaldo. E senza che avessimo preordinato tutto ciò, queste tre figure hanno simboleggiato come la cultura umanistica e la cultura scientifica devono coesistere per arricchire non solo le nostre vite, ma per dare suggestioni e impulsi di cambiamento al mondo. Un mondo che così com’è evidentemente non va. Non solo per le cose che avvengono, le guerre, i disastri ambientali, ma anche per la vita di tutti i giorni”.

Viola Ardone
Fondazione, Notizie

Premio Sila ’49, ecco i vincitori: Viola Ardone, Vivian Lamarque e Andrea RinaldoFeatured

Premio Sila ’49, Viola Ardone vince la dodicesima edizione, sezione Letteratura, con “Grande Meraviglia” (Einaudi editore). La giuria: “chi pensa che la leggerezza sia un tono condannato alla superficie resterà stupito da questo romanzo”. Il Premio alla Carriera va alla poetessa Vivian Lamarque e quello della sezione Economia e Società ad Andrea Rinaldo. Ecco tutte le date della cerimonia conclusiva

La giuria ha deciso. È Viola Ardone con il libro “Grande Meraviglia” (Einaudi editore) ad aggiudicarsi la dodicesima edizione del Premio Sila ’49 sezione Letteratura. Il romanzo affronta il problema dei manicomi, chiusi nel 1978 dalla Legge Basaglia, normativa molto all’avanguardia che, però, ancora oggi rimane disattesa nelle sue delicate e profonde intenzioni.

La motivazione:Negli anni 60 e 70, l’urto prodotto dalla follia e dal suo contenimento ha rimbombato con grande potenza nel nostro Paese. Richiamare la figura di Franco Basaglia è, a questo proposito, scontato, ma doveroso. Viola Ardone entra in questo orizzonte con una dote tanto preziosa quanto rara, quella della leggerezza. La leggerezza con cui poggia lo sguardo sul giovane psichiatra Fausto Meraviglia e sulla giovanissima Elba, ospite del manicomio di Napoli. E ancora, la leggerezza con cui racconta il diventare adulto di Meraviglia e il crescere di Elba.

Grande meraviglia è una sorta di doppio romanzo di formazione, in cui le vite dei due protagonisti si intrecciano e si urtano. E chi pensa che la leggerezza sia un tono condannato alla superficie resterà stupito da questo romanzo che si offre ai lettori come una costruzione a strati, dove chi legge può scendere e scavare a seconda del proprio estro e delle proprie forze

Il Premio Sila alla Carriera, andrà alla poetessa e scrittrice Vivian Lamarque. Come ha scritto nella motivazione del Premio alla Carriera, il nostro giurato Valerio Magrelli, “L’ultima raccolta di versi pubblicata da Vivian Lamarque si intitola ‘L’amore da vecchia’. Ma già la sua prima, uscita oltre 40 anni fa, trattava un tema analogo, ossia l’amore da giovane. Tutto questo a riprova di quanto possa essere costante la presenza di una musa in una tra le maggiori poetesse della sua generazione…”. Le sue vicende personali hanno contribuito in maniera preponderante alla sua sensibile e originale produzione poetica. Data in adozione a nove mesi, perché figlia illegittima, i temi dell’abbandono, dell’adozione, della ricerca delle origini, oltre a quelli dell’amore per i bambini e dell’amore adulto, della famiglia, dell’amicizia e del lutto ne hanno connotato il percorso letterario. La semplicità di stile è una delle caratteristiche molto apprezzate e nella sua carriera ha ricevuto diversi riconoscimenti. Da quello del suo primo libro di poesie “Teresino” che si aggiudicò il Premio Viareggio Opera Prima nel 1981, fino agli ultimi due, la prima edizione del Premio Strega Poesia con la raccolta “L’amore da vecchia” e il nostro Premio Sila ’49 alla Carriera.

La giuria ha assegnato il Premio Sila sezione Economia e Società, ad Andrea Rinaldo, docente accademico e scienziato eclettico con la seguente motivazione:

La sensibilità per gli argomenti trattati, l’assoluto rigore con il quale Rinaldo li affronta con sguardo olistico e profondo sorretto da un impianto impregnato di saperi originale quanto vasto, l’attualità ineludibile della sostenibilità in quanto tema del presente e del futuro autorizzano a ritenerci orgogliosi di attribuirgli il nostro Premio”.

Un riconoscimento alla persona, a una disciplina, a una scuola che vantano numerosi padri nobili nel nostro paese e che in Andrea Rinaldo trovano un epigono di assoluto valore. Rinaldo è presidente dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, accademico dei Lincei, nel 2023, l’Accademia reale svedese gli ha conferito lo “Stockholm Water Prize”, il premio Nobel dell’acqua, assegnato a «una persona svedese o straniera per il suo eccezionale contributo alla protezione dell’ambiente e per aver scritto in modo illuminante su questo argomento».

Piene, siccità e una equilibrata distribuzione dell’acqua sono i temi degli studi di Andrea Rinaldo, autore di numerose monografie fra cui “Il governo dell’acqua: ambiente naturale e ambiente costruito”, edito da Marsilio, e oltre 300 pubblicazioni scientifiche apparse su riviste internazionali, frutto di studi, teorici e sperimentali.

Il Premio Sila è patrocinato dal Comune di Cosenza.

L’Evento Premio Sila ’49 – XII Edizione è candidato all’Avviso “Eventi di Promozione Culturale 2024” finanziato con risorse PAC 2014/2020 Az. 6.8.3 dalla Regione Calabria – Dipartimento Istruzione Formazione e Pari Opportunità – Settore Cultura.

Il weekend letterario del Sila, 21-22-23 giugno

I premi delle diverse sezioni verranno assegnati durante una tre giorni di eventi. Si inizia, venerdì 21 giugno, alla Villa Vecchia di Cosenza. Alle 18, Paride Leporace e l’ingegner Massimo Veltri, giurato del Premio Sila, dialogano con Andrea Rinaldo, vincitore del Premio Sila sezione Economia e Società.

Il giorno dopo, sabato 22 giugno, doppio appuntamento: alle 11.30, a palazzo Arnone, a Cosenza, Vivian Lamarque vincitrice del Premio Sila alla Carriera, tiene una lectio magistralis sul tema “Che cosa è la poesia (secondo Vivian Lamarque)”. Alle 18, poi, sempre a Palazzo Arnone, Ritanna Armeni conduce la cerimonia di premiazione che vede salire sul palco, per ricevere il Premio Sila, i tre vincitori di questa dodicesima edizione: Viola Ardone, Andrea Rinaldo e Vivian Lamarque.

Il cartellone chiude la tre giorni di eventi domenica 23 giugno a Camigliatello Silano, nella sede della Fondazione Premio Sila, dove alle 11 il critico letterario, scrittore e giurato del Premio Sila, Emanuele Trevi, conversa del suo libro, “La casa del mago”, con Enzo Paolini, presidente della Fondazione.

Viola Ardone
Notizie

Premio Sila ’49, Viola Ardone presenta “Grande meraviglia”Featured

Venerdì 3 maggio, alle 18, nella biblioteca “Stefano Rodotà” del Liceo classico “Bernardino Telesio” di Cosenza, in collegamento diretto via web, Viola Ardone presenta “Grande Meraviglia” (Einaudi editore). A dialogare con l’autrice, saranno presenti le professoresse Alba Battista e Rosanna Tedesco.

È un romanzo molto intenso, quello di Viola Ardone. E segna il quarto appuntamento con la Decina 2024 del Premio Sila. Venerdì 3 maggio, ancora una volta, il centro storico di Cosenza schiuderà le sue porte alla letteratura. Nella biblioteca “Stefano Rodotà” del Liceo classico “Bernardino Telesio”, alle 18, in collegamento via web, converseremo con l’autrice di “Grande Meraviglia”. A intrattenersi nella discussione, oltre al pubblico presente, ci saranno anche due docenti, Alba Battista e Rosanna Tedesco.

Le pagine della Ardone affrontano un tema assai dibattuto quanto delicato come quello dei manicomi nel periodo successivo alla famosa Legge 180 del 1978, la cosiddetta “Legge Basaglia”, che ne ordinò la chiusura immediata – sebbene ci volle un ventennio perché fosse concretamente applicata. E lo fanno attraverso i due protagonisti delle vicende narrate, la giovane Elba, nata e cresciuta in un manicomio, e il dottor Fausto Meraviglia, medico “basagliano” che dedica tutta la sua vita professionale per “liberare” le persone “rinchiuse”.

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LA SCHEDA DEL LIBRO

Viola Ardone, Grande Meraviglia, Einaudi

Elba ha il nome di un fiume del Nord: è stata sua madre a sceglierlo. Prima vivevano insieme, in un posto che lei chiama il mezzomondo e che in realtà è un manicomio. Poi la madre è scomparsa e a lei non è rimasto che crescere, compilando il suo Diario dei malanni di mente, e raccontando alle nuove arrivate in reparto dei medici Colavolpe e Lampadina, dell’infermiera Gillette e di Nana la cana. Del suo universo, insomma, il solo che conosce. Almeno finché un giovane psichiatra, Fausto Meraviglia, non si ficca in testa di tirarla fuori dal manicomio, anzi di eliminarli proprio, i manicomi; del resto, è quel che prevede la legge Basaglia, approvata pochi anni prima. Il dottor Meraviglia porta Elba ad abitare in casa sua, come una figlia: l’unica che ha scelto, e grazie alla quale lui, che mai è stato un buon padre, impara il peso e la forza della paternità. Con la sua scrittura intensa, originale, piena di musica, Viola Ardone racconta che l’amore degli altri non dipende mai solo da noi. È questo il suo mistero, ma anche il suo prodigio.

Viola Ardone

Insegna latino e italiano al liceo. Per Einaudi Stile Libero, ha pubblicato i due bestseller Il treno dei bambini (2019) e Oliva Denaro (2021), tradotti in tutto il mondo, e Grande Meraviglia (2023).

presentazione libro pierpaolo vettori
Fondazione, Notizie

Pierpaolo Vettori ha presentato al pubblico del Sila ’49 il suo libro, “L’imperatore delle nuvole”Featured

Nei locali della libreria Ubik di Cosenza, ieri sera, Pierpaolo Vettori ha presentato il suo libro, “L’imperatore delle nuvole”, che fa parte della Decina 2024 del Premio Sila. Davanti a un pubblico numeroso, lo scrittore ha approfondito alcuni temi del romanzo dialogando con Gemma Cestari, direttrice del Premio Sila, e con il magistrato Alfredo Cosenza.

Siamo appena alla presentazione del terzo libro e già questi incontri con gli autori sono diventati una piacevolissima e apprezzatissima consuetudine. Ieri sera, alla libreria Ubik di Cosenza, si è consumato un nuovo appuntamento letterario. Pierpaolo Vettori ha incontrato il pubblico, ancora una volta numeroso e molto partecipe alla discussione, per presentare il suo romanzo “L’imperatore delle nuvole” (Neri Pozza editore). Che, naturalmente, appartiene alla Decina 2024 del Premio Sila. L’immancabile Gemma Cestari, direttrice del Premio, e il magistrato Alfredo Cosenza hanno dialogato con Vettori.

Le vicende del romanzo ruotano intorno a un lunghissimo muro costruito per contenere l’esodo degli immigrati africani verso l’Europa. Vigilato da guardie murarie che devono tenere a bada i migranti clandestini. Sia gli uni sia gli altri sono, in teoria, aguzzini e vittime, in pratica, entrambi vittime. Senza apparenti vie d’uscita. “Sono vittime – ha sottolineato Pierpaolo Vettori – di un mondo che ormai è monotono. C’è solo un modo per vivere del nostro, ossia questa sorta di capitalismo più o meno democratico e non c’è una realtà alternativa. Per cui se una persona fallisce qui, in questa modalità, non riesce a fare soldi, non riesce… ha fallito per sempre. Non ha un altro modo per realizzarsi. Forse, invece, la soluzione di tanti problemi sarebbe proprio quella di cercare altri modi. Ché ognuno possa in qualche maniera trovare una sua nicchia, un modo per potersi realizzare come persona”.

“Sono rimasta veramente molto colpita dalla potenza di questo romanzo – ha commentato Gemma Cestari – che è avvincente e si lascia leggere con grande facilità nonostante la complessità dei temi che propone. La parola che mi ha suggerito il libro e che mi ha turbato – e che dovrebbe turbare e interrogare tutti – è ambivalenza. E Franco Zomer (l’io narrante e protagonista del romanzo) è veramente l’ambivalenza che ci chiede ma tu da che parte stai? Perché nelle grandi questioni, quelle che vengono orchestrate da pochi e che poi producono moltissime vittime, sono la storia e la sociologia a occuparsi di quei pochi e di quei moltissimi. Mentre è compito della letteratura parlare di quelli che stanno in mezzo, cioè di quelli che poi in questo meccanismo sono i piccoli ingranaggi e le piccole ruote”.

Sempre sul protagonista principale, Alfredo Cosenza ha sottolineato che “ciò che colpisce di Zomer è la sua profonda infelicità. Che vien fuori nell’incipit tremendo del libro: ‘Oggi non riesco a vivere’. Una frase – continua – che dopo averla letta uno si ferma e dice: voglio davvero continuare a leggere? E questa è una sensazione che è sempre presente in tutto il romanzo che poi alla fine si spiega…”

Tre domande a Pierpaolo Vettori

A margine dell’incontro, ci siamo intrattenuti con l’autore per conoscere meglio alcuni particolari del suo bellissimo romanzo

Leggendo “L’imperatore delle nuvole”, a caldo, viene spontaneo parlare di futuro distopico. A mente fredda, invece, sembra di leggere in anticipo la notizia del Muro e il suo inevitabile corollario di implicazioni…

Esattamente così, mi stupisco sempre quando definiscono distopico il mio romanzo perché, a parte questa immaginaria costruzione di un muro che divide l’Africa dall’Europa, tutto quello che accade nel libro, tutto quello che fanno i protagonisti e i comprimari sono cose che facciamo anche noi, tutti i giorni. Forse viviamo già in una distopia e non ce ne accorgiamo, questo dovrebbe far riflettere.

L’illusione di poter cambiare il passato per immaginare di condurre una vita diversa… Chi non penserebbe di abbandonarsi all’allucinazione della Moby Dick. Almeno una volta…

È proprio questa la forza di questa strana, particolarissima droga che si chiama Obdk che consente di poter selezionare un avvenimento del proprio passato, un momento spartiacque dove avresti dovuto fare una cosa e non l’hai fatta o compiere un’azione e non l’hai compiuta e questo ti ha cambiato la vita in peggio, tornare indietro e poterlo rifare. La Moby Dick ti consente una seconda opportunità con un piccolo problema: non riesci mai a portarla a termine. Un secondo prima che tu riesca a fare quello che vuoi, l’effetto della droga finisce e questo crea una dipendenza incredibile. Ma racconta anche di quanto noi siamo legati al nostro passato, di come siamo in un certo senso il prodotto del nostro passato. Nostro e della nostra famiglia.

Il destino di Zomer è così ineluttabile e già scritto da lasciare spazio solo a miraggi e illusioni, alla suggestione dei ricordi provocata dalla Moby Dick. E se la passività di Zomer fosse un moto di ribellione: sacrifico la mia vita per dimostrare di potercela fare nonostante tutto?

Ma in effetti nel finale del libro, senza rivelare troppo della storia, proprio Zomer sarà il granello fondamentale, la piccola pietra dalla quale creerà una valanga che cambierà la storia. E io mi ci metto in mezzo, persone che sono bloccate spesso, oppure che vorrebbero fare tante cose ma non ci riescono, non ne hanno la forza, non ne hanno il coraggio, sentono di non essere mai all’altezza della situazione. Non è mai finita la propria stanza, c’è sempre la possibilità di riscatto e Zomer ne troverà una…

presentazione libro pierpaolo vettori
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