I VINCITORI 2018

Francesca Melandri con Sangue giusto (Rizzoli) è la vincitrice del Premio Letteratura.

Motivazione: “Il romanzo di Francesca Melandri è un’intensa e sorprendente saga familiare che attraversa la storia italiana dagli anni Trenta ai nostri giorni, indagando nei lati più oscuri e imbarazzanti di vicende collettive come la guerra d’Etiopia o tangentopoli senza mai perdere di vista la concretezza psicologica e l’autenticità dei personaggi. Colpisce, in una scrittrice ormai affermata, anche la volontà di approfondire il suo sguardo ed affinare i suoi già notevoli strumenti stilistici, in una specie di riuscita sfida a se stessa”.

Gli altri libri finalisti erano: Roberto Alajmo L’estate del ’78 (Sellerio), Marco Balzano Resto qui (Einaudi), Paolo Giordano Divorare il cielo (Einaudi), Lia Levi Questa sera è già domani (Edizioni E/O).

Donatella Di Cesare, professore ordinario di Filosofia Teoretica alla Sapienza Università di Roma, una delle filosofe più presenti nel dibattito pubblico italiano e internazionale, vince il Premio Economia e Società con il libro Stranieri residenti (Bollati Boringhieri).

Motivazione: “Stranieri residenti, attraverso un’operazione culturale filosofica, storica e politica  di decostruzione dei miti inerenti al fenomeno migratorio (ius sanguinis, ius loci, la cittadinanza intesa come proprietà del territorio nazionale, la sovranità) si inserisce in una visione di rilancio della “Vocazione politica della filosofia” (è il titolo del nuovo saggio che Di Cesare ha appena pubblicato), nella quale l’autrice rileva che la filosofia classica è ormai “ancella” della attuale democrazia liberale globalizzata e ha perso la capacità di metterne in discussione i presupposti teorici e politici. Propone quindi che la filosofia riacquisti la sua radicalità, la sua capacità di utopia  per riscattare il passato  degli sconfitti e dei vinti dell’odierna società globale attraverso il risveglio e il ricordo dei sogni dimenticati e per consentire alla politica di acquisire una prospettiva nuova oltre il globalismo e il sovranismo”.

Il Premio speciale alla carriera, conferito nel 2017 al giurista Gustavo Zagrebelsky, sarà quest’anno attribuito a Ferdinando Scianna, che terrà una Lectio Magistralis sabato 1 dicembre alle ore 11.30 dal titolo “Viaggio, racconto, memoria”. Nato a Bagheria nel 1943, Ferdinando Scianna è uno dei più grandi maestri della fotografia a livello internazionale, è il primo fotografo italiano che dal 1982 fa parte dell’agenzia fotografica internazionale Magnum Photos.

Motivazione: “Primo italiano ad essere associato alla mitica agenzia Magnum, Ferdinando Scianna, è uno dei più importanti fotografi del mondo.  Il suo sguardo è stato allenato a inventare il mondo da maestri straordinari, e straordinariamente diversi tra loro: da Henri Cartier Bresson a Leonardo Sciascia, da Milan Kundera a Jorge Luis Borges. La sua «fulminea organizzazione della realtà» (così scrisse Sciascia delle sue fotografie) si articola in scatti memorabili: il suo lavoro è quello di un grande umanista, di un poeta (letteralmente: un creatore) che invece di usare la penna usa la macchina fotografica. La sua eccezionale, articolatissima opera fotografica appare oggi come uno dei più alti raggiungimenti formali e morali dell’arte italiana dei nostri tempi”.

Di seguito un approfondimento sui testi vincitori delle sezioni Letteratura e Economia e Società e sulla vita professionale del vincitore del Premio alla Carriera.

VINCITORE SEZIONE LETTERATURA 2018

FRANCESCA MELANDRI, Sangue giusto (Rizzoli)

Roma, agosto 2010. In un vecchio palazzo senza ascensore, Ilaria sale con fatica i sei piani che la separano dal suo appartamento. Vorrebbe solo chiudersi in casa, dimenticare il traffico e l’afa, ma ad attenderla in cima trova una sorpresa: un ragazzo con la pelle nera e le gambe lunghe, che le mostra un passaporto. «Mi chiamo Shimeta Ietmgeta Attilaprofeti» le dice, «e tu sei mia zia.» All’inizio Ilaria pensa che sia uno scherzo. Di Attila Profeti lei ne conosce solo uno: è il soprannome di suo padre Attilio, un uomo che di segreti ne ha avuti sempre tanti, e che ora è troppo vecchio per rivelarli. Shimeta dice di essere il nipote di Attilio e della donna con cui è stato durante l’occupazione italiana in Etiopia. E se fosse la verità? È così che Ilaria comincia a dubitare: quante cose, di suo padre, deve ancora scoprire? Le risposte che cerca sono nel passato di tutti noi: di un’Italia che rimuove i ricordi per non affrontarli, che sopravvive sempre senza turbarsi mai, un Paese alla deriva diventato, suo malgrado, il centro dell’Europa delle grandi migrazioni. Con Sangue giusto Francesca Melandri si conferma un’autrice di rara forza e sensibilità. Il suo sguardo, attento e profondissimo, attraversa il Novecento e le sue contraddizioni per raccontare il cuore della nostra identità.

 

VINCITORE SEZIONE ECONOMIA E SOCIETA’ 2018

DONATELLA DI CESARE Stranieri residenti (Bollati Boringhieri)

Nel paesaggio politico contemporaneo, in cui domina ancora lo Stato-nazione, il migrante è il malvenuto, accusato di essere fuori luogo, di occupare il posto altrui. Eppure non esiste alcun diritto sul territorio che possa giustificare la politica sovranista del respingimento. In un’etica che guarda alla giustizia globale, Donatella Di Cesare con limpidezza concettuale e un passo a tratti narrativo riflette sul significato ultimo del migrare, dando prova anche qui di saper andare subito al cuore della questione. Abitare e migrare non si contrappongono, come vorrebbe il senso comune, ancora preda dei vecchi fantasmi dello jus sanguinis e dello jus soli. In ogni migrante si deve invece riconoscere la figura dello «straniero residente», il vero protagonista del libro. Atene, Roma, Gerusalemme sono i modelli di città esaminati, in un affresco superbo, per interrogarsi sul tema decisivo e attuale della cittadinanza. Nella nuova età dei muri, in un mondo costellato da campi di internamento per stranieri, che l’Europa pretende di tenere alle sue porte, Di Cesare sostiene una politica dell’ospitalità, fondata sulla separazione dal luogo in cui si risiede, e propone un nuovo senso del coabitare.   

PREMIO ALLA CARRIERA 2018

FERDINANDO SCIANNA

Ferdinando Scianna è nato a Bagheria, in Sicilia, nel 1943. Proprio nella sua città inizia a dedicarsi alla fotografia ancora giovanissimo, agli inizi degli anni Sessanta, raccontando per immagini la cultura e le tradizioni della sua terra. Decide molto presto di diventare fotografo, sconvolgendo i progetti dei propri genitori che lo volevano avvocato o dottore. Già i primi ritratti delle persone di Bagheria, che Scianna ritrae con tono partecipe e curioso, risultano carichi d’intensità. Nel 1961 si iscrive a Lettere e Filosofia all’Università di Palermo, e la sua passione per la fotografia inizia a strutturarsi. Conosce il critico Cesare Brandi e Enzo Sellerio, a cui mostra le proprio foto. Sono anche gli anni in cui si forma una coscienza politica determinante per l’evoluzione della sua fotografia, così come il vincolo con la propria terra d’origine e le tradizioni siciliane. Circa due anni dopo fa un incontro determinante: incontra Leonardo Sciascia, lo scrittore con il quale a soli 21 anni pubblica il saggio Feste Religiose in Sicilia, che ottiene il prestigioso Premio Nadar. Sull’onda del successo del libro, Scianna si trasferisce a Milano, dove lavora per l’Europeo come fotoreporter, inviato speciale e corrispondente da Parigi, dove vive per 10 anni. A Parigi inizia anche a dedicarsi con successo alla scrittura. Collabora con varie testate giornalistiche, fra cui Le Monde. “Mi ritrovavo più a scrivere che a fotografare, ma sapevo di essere un fotografo che scrive”, racconta Scianna. Nella capitale francese, il suo lavoro viene particolarmente apprezzato da Henri Cartier Bresson, che lo inviterà ad essere membro della Magnum nel 1982. Accettata la candidatura tora a Milano, dove lavora per vari giornali e realizza reportage sociali. Inizia anche a fotografare per due giovani designer emergenti, Dolce e Gabbana. Un incontro casuale che darà vita a una delle collaborazioni più riuscite nella fotografia di moda. Scianna riesce a mescolare magistralmente i registri visivi del mondo della moda con l’esperienza del fotoreporter, creando un risultato originale che spezza la monotonia patinata della fotografia di moda. É un successo che lo porterà a collaborare con prestigiose riviste internazionali e a realizzare altri servizi di moda in cui affianca con maestria artificio e autenticità. Questa improvvisa e inaspettata svolta, apre il mondo fotografico di Scianna a nuove esperienze, parallele a quelle più tradizionali del fotogiornalismo: pubblicità e fotografie commerciali, senza mai abbandonare il reportage sociale, i ritratti e il giornalismo.

MANIFESTO 2018

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