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Greta Pavan
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Dieci libri da presentare. Dieci autori incontrano il pubblico: appuntamento con Greta PavanFeatured

Dopo la pausa pasquale, riprendono gli appuntamenti con la presentazione dei dieci libri che concorrono per aggiudicarsi il Premio Sila ’49, prestigioso riconoscimento letterario giunto ormai alla sua dodicesima edizione. Lunedì 8 aprile, alle 18, la location dell’evento sarà la centralissima libreria Mondadori di Cosenza, in piazza XI Settembre, lungo corso Mazzini. Protagonisti assoluti dell’incontro, Greta Pavan e il suo libro, “Quasi niente sbagliato” (Bollati Boringhieri editore), un romanzo di formazione, un autentico spaccato generazionale, una storia sull’appartenenza e sull’affermazione di sé che prova a rispondere a una domanda esistenziale: se il male sia ciò che riceviamo o quello che ci portiamo dentro…

A parlare del volume, insieme con l’autrice, saranno presenti l’avvocato Erika Rodighiero, la professoressa Maria Letizia Stancati e Gemma Cestari, la direttrice del Premio Sila.

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LA SCHEDA DEL LIBRO

“Quasi niente sbagliato” (Bollati Boringhieri editore)

Brianza, terra dai confini incerti, paesaggio di asfalto e capannoni, provincia ricchissima, dove la religiosa devozione al lavoro sembra essere l’unico parametro riconosciuto per la definizione di rapporti e identità. Ma per Margherita, nata nel 1990 in una delle tante famiglie venete emigrate in Lombardia nel dopoguerra, il benessere è una chimera da contemplare da lontano. Sfiancata dal susseguirsi di lavori senza prospettiva e a cui sembra destinata solo in quanto donna, svuotata dalla minaccia costante della precarietà e svilita da un’umanità ambigua, fatta di personaggi in cui albergano a un tempo colpa e innocenza, per Margherita rimane solo il sogno della fuga. Coltiva l’ossessione di Milano, attraente come una terra promessa, e di un lavoro come giornalista, forse unica possibilità rimasta per provare a far sentire la propria voce. E sola alternativa a quella violenza che, goccia dopo goccia, quasi niente, rischia di trasformarla in tutto ciò che ha sempre rifiutato.

 

Greta Pavan

È nata a Desio, in Brianza, nel 1989. Dopo la laurea in Comunicazione interculturale, conseguita a Torino, ha studiato editoria alla Scuola di scrittura Belleville. Oggi vive a Milano, dove lavora come editor freelance. Quasi niente sbagliato ha ricevuto la Menzione Speciale della giuria del Premio Calvino 2022.

 

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Erika Rodighiero

È avvocato penalista del Foro di Cosenza. Componente del Comitato Pari Opportunità dell’Ordine degli Avvocati di Cosenza, docente e referente della Scuola Forense “B. Alimena” di Cosenza, membro dell’Osservatorio Carcere, Diritto & Società della Camera Penale di Cosenza “Avvocato Fausto Gullo”. Da anni è impegnata nel sociale e vicina a ogni forma di lotta contro le discriminazioni; un impegno che concretizza quotidianamente essendo cofondatrice dell’Associazione culturale Xenìa e di Nova Associazione A.P.S. di Cosenza, nonché socia e volontaria Avvocato di Strada Cosenza.

 

Maria Letizia Stancati

È docente di italiano, storia e geografia presso la scuola secondaria di primo grado dell’IC Malvito, in cui è referente per il bullismo e cyberbullismo, e del dipartimento di lettere. Fondatrice di Nova associazione e attiva volontaria ospedaliera con l’associazione Gianmarco de Maria nei reparti di pediatria e dipartimento materno infantile. Da sempre appassionata di letteratura e scrittura.

 

Carmen Verde
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Decina 2024, presentato “Una minima infelicità” di Carmen VerdeFeatured

Sabato 23 marzo, nella sede della Fondazione Premio Sila ’49, in via Salita Liceo, nel centro storico di Cosenza, Carmen Verde ha presentato il suo romanzo “Una minima infelicità”. A dialogare con l’autrice, Elena Giorgiana Mirabelli, scrittrice e docente di corsi di scrittura, anche per la Scuola Holden diretta da Alessandro Baricco, e Gemma Cestari, la direttrice del Premio Sila

 

Sala gremita, pubblico attentissimo e partecipativo. Sabato scorso, nella sede della Fondazione, si è consumata in un’atmosfera molto coinvolgente, la presentazione del primo romanzo della Decina 2024 del Premio Sila ’49. In primo piano, il romanzo “Una minima infelicità”. A far da prologo, l’introduzione dalla direttrice del Premio, Gemma Cestari. Di seguito, la parola è passata alla scrittrice cosentina Elena Giorgiana Mirabelli che ha dialogato con Carmen Verde, l’autrice del libro, già candidato al Premio Strega 2023.

Le atmosfere del libro di Carmen – ha sottolineato Gemma Cestari nel suo intervento introduttivo – mi hanno riportato a certa narrativa di Giorgio Bassani, Piero Chiara, Goffredo Parise, perché c’è un altro protagonista, oltre a questa famiglia infelicissima. Un protagonista pesantissimo: il giudizio della comunità di provincia. Che è così pesante, rispetto alle dinamiche familiari apparentemente intime, che a un certo punto entra fisicamente nel romanzo attraverso la cattivissima domestica che governa le loro vite facendo del male a madre e a figli. Con loro a lasciarsi far del male. E qui arrivano ancora altre suggestioni che mi riportano a quello che viene dal mondo delle favole. Ché è proprio il nucleo incandescente del romanzo: Annetta è una donna di piccolissima statura che non crescerà mai, cioè continuerà a rimanere piccola. La prima cosa a cui penso è Pollicino, ma ci sono tante altre cose delle favole, appunto la governante cattivissima, la nonna pazza, il castello…”.

Elena Giorgiana Mirabelli ha sottolineato come il libro sia stratificato ovvero “ci siano tantissimi livelli di lettura e quando a volte questi livelli sono più o meno evidenti, alcuni sono profondissimi e li comprendi soltanto dopo esserci ritornato a una seconda lettura. Ti risuonano diversamente. Queste parole – ha continuato – sono inquadratura, dettagli, piccolezza, linea femminile e quindi risuona la linea femminile, l’infelicità che è evidente fin dal titolo, ma c’è anche corpo, perché è un libro dove parlano i corpi, dove sono infelici i corpi, in diverse sfaccettature e in tante diverse declinazioni”.

Carmen Verde ha poi raccontato come ha lavorato per scrivere il suo romanzo. “Ero alle prese con l’infelicità – ha detto – che ho messo addirittura nel titolo, e sapevo di muovermi in un terreno poco sicuro, ma ritengo che sia una questione profondamente letteraria. Intanto perché non è uguale per tutti, e la parola è uguale, e questo potrebbe indurci nell’errore di considerare che l’emozione sottostante sia uguale, invece no, perché ognuno di noi è diversissimo nell’infelicità. L’infelicità è singolare, quello che ci rende singolarissimi. E l’altra cosa è che la parola infelicità non comunica nessuna infelicità, la parola sofferenza, nessuna sofferenza. E allora, in un libro fatto di parole, come tradurre in un libro un sentimento così complesso? L’idea che mi sono fatta è che facciamo esperienza di alcune cose concrete, di alcune situazioni, cioè non è che facciamo esperienza del sentimento dell’infelicità nel suo complesso, ma arrivano delle situazioni in cui questo accade…”.

Carmen Verde carmen verde

Carmen Verde
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Dieci libri da presentare. Dieci autori incontrano il pubblico. Si inizia sabato 23 marzo con Carmen VerdeFeatured

Inizia il rendez-vous della Decina 2024 del Premio Sila ‘49. Sabato 23 marzo alle 18, nella sede della Fondazione del Premio, in via Salita Liceo, cuore del centro storico di Cosenza, ci attende il primo appuntamento con la presentazione della Decina 2024, i dieci libri selezionati dalla giuria del Premio che concorrono per aggiudicarsi il prestigioso riconoscimento letterario.

Sabato 23 marzo, tocca a Carmen Verde che presenta il suo romanzo “Una minima infelicità” (Neri Pozza editore), la storia intensa di una figlia vissuta sempre all’ombra di una madre bella, elegante e sofisticata che si vergogna di lei per la sua piccola statura. E a cui, Annette, la ragazzina, poi adulta, si dedica facendo tante rinunce.

A dialogare con l’autrice, Elena Giorgiana Mirabelli, scrittrice e collaboratrice della Scuola Holden, diretta da Alessandro Baricco.

 

LA SCHEDA DEL LIBRO

Una minima infelicità (Neri Pozza editore)

È un romanzo vertiginoso. Una nave in bottiglia che non si può smettere di ammirare. Annetta racconta la sua vita vissuta all’ombra della madre, Sofia Vivier. Bella, inquieta, elegante, Sofia si vergogna del corpo della figlia perché è scandalosamente minuto. Una petite che non cresce, che resta alta come una bambina. Chiusa nel sacrario della sua casa, Annetta fugge la rozzezza del mondo di fuori, rispetto al quale si sente inadeguata. A sua insaputa, però, il declino lavora in segreto. È l’arrivo di Clara Bigi, una domestica crudele, capace di imporle regole rigide e insensate, a introdurre il primo elemento di discontinuità nella vita familiare. Il padre, Antonio Baldini, ricco commerciante di tessuti, cede a quella donna il controllo della sua vita domestica. Clara Bigi diventa così il guardiano di Annetta, arrivando a sorvegliarne anche le letture. La morte improvvisa del padre è per Annetta l’approdo brusco all’età adulta. Dimentica di sé, decide di rivolgere le sue cure soltanto alla madre, fino ad accudirne la bellezza sfiorita. Allenata dal suo stesso corpo alla rinuncia, coltiva con ostinazione il suo istinto alla diminuzione. Ogni pagina di questo romanzo ci mostra cosa significhi davvero saper narrare utilizzando una lingua magnifica che ci ipnotizza, ci costringe ad arrivare all’ultima pagina, come un naufragio desiderato. Questo libro è il miracolo di una scrittrice che segna un nuovo confine nella narrativa di questi anni.

 

CARMEN VERDE

Nata a Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta, l’autrice vive a Roma. Ha pubblicato diversi racconti con Nottetempo, Babbomorto editore, Cadillac e Succedeoggi, e Tapirulan (Sjette). Nel 2018 è stata segnalata come autrice dal Premio Calvino. Nel 2022 ha pubblicato per Neri Pozza, il suo primo romanzo, “Una minima infelicità”, candidato al Premio Strega 2023 e nella Decina 2024 del Premio Sila ‘49.

 

ELENA GIORGIANA MIRABELLI

Cosentina di nascita, Elena Giorgiana è laureata in Filosofia, ha un PhD palermitano in tasca e il diploma della Holden nel cuore. È tra i fondatori di Arcadia book&service, agenzia di servizi editoriali di Cosenza ed è redattrice della rivista Narrandom. Configurazione Tundra (Tunué, 2020) è il suo primo romanzo.

Altri suoi lavori sono apparsi in Nuvole Corsare (Caffèorchidea, 2020), L’ultimo sesso al tempo della peste (Neo Edizioni, 2020) e Human/. Corpi ibridi, mutanti e fluidi nell’universo del possibile (Moscabianca Edizioni, 2021). Maizo, novella per la collana 42 Nodi (Zona 42) è il suo ultimo lavoro. Ordisce trame, anche con la lana.

 

 

 

 

decina 2024
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Pronti per l’edizione 2024: ecco i dieci libri finalisti. Paolini: “Il nostro filo conduttore è l’Italia che vorremmo”Featured

Decina 2024La dodicesima edizione del Premio Sila ’49 ha i suoi dieci libri finalisti. Sono stati annunciati stamattina, lunedì 11 marzo, durante una conferenza stampa tenuta nella sede della Fondazione Premio Sila, nel cuore del centro storico di Cosenza. Ad accogliere giornalisti e appassionati della lettura, il presidente Enzo Paolini, la direttrice Gemma Cestari e i due giurati Valerio Magrelli ed Emanuele Trevi, collegati via web.

Ecco i 10 libri scelti dalla giuria. “Un paese felice” (Mondadori) di Carmine Abate, “Grande meraviglia” (Einaudi) di Viola Ardone, “Poverina” (Blackie Edizioni) di Chiara Galeazzi, “Quasi niente sbagliato” (Bollati Boringhieri) di Greta Pavan, “La bella confusione” (Einaudi) di Francesco Piccolo, “La vita è breve, eccetera” (Einaudi) di Veronica Raimo, “Jazz Cafè” (La nave di Teseo) di Raffaele Simone, “Il fuoco invisibile” (Rizzoli) di Daniele Rielli, “L’imperatore delle nuvole” (Neri Pozza) di Pierpaolo Vettori, “Una minima infelicità” (Neri Pozza) di Carmen Verde.

Il nostro filo conduttore è l’Italia che vorremmo – ha dichiarato il presidente Enzo Paolini – che viene narrata attraverso i romanzi, attraverso le storie, le idee, le vite che ci sono in quelle pagine, ma anche attraverso la saggistica”. Titoli e autori di grande prestigio arricchiscono anche questa edizione del Premio Sila.

Una decina di cui siamo molto soddisfatti – ha sottolineato la direttrice del Premio Gemma Cestari parlando dei titoli scelti – che tiene insieme tante voci interessanti dell’Italia. Dieci libri straordinari che arrivano dopo un lavoro importante della giuria”. L’annuncio della rosa dei finalisti lascia adesso il posto agli incontri con gli autori che nei prossimi giorni presenteranno al pubblico del Premio i propri libri. Poi toccherà alla giuria, in collaborazione con il comitato dei lettori, a ridurre a cinque i libri scelti. Da quest’ultima selezione, si arriverà, quindi, al vincitore finale che sarà premiato durante una manifestazione che coinvolgerà l’intera città di Cosenza nei giorni 14, 15 e 16 giugno.

La decina finalista

Unico autore calabrese in lizza, “Un paese felice” di Carmine Abate, è una storia di ribellione – ha commentato Valerio Magrelli – di indipendenza, quasi una piccola utopia concreta, quella di difendere Eranova, paese destinato a essere spazzato via dalle necessità di costruire un polo siderurgico che doveva accompagnare il porto di Gioia Tauro, poi mai costruito. “La vita è breve” di Veronica Raimo contiene sette racconti, a colpire è il tono, il taglio, il colore, lo stile con cui questi materiali vengono organizzati in una forma meticolosa, miniaturizzata. “Grande Meraviglia” di Viola Ardone è una sorta di grande racconto in cui si narra la caduta dei manicomi, l’abbandono dei manicomi, secondo una legge che purtroppo non venne poi realizzata fino in fondo. Con “Poverina” di Chiara Galeazzi siamo di fronte a una testimonianza – hanno continuato nell’excursus della decina Magrelli ed Emanuele Trevi –un memoir, ma che ha la sua validità narrativa – e direi anche i suoi problemi compositivi e artistici – equivalenti a quelli della letteratura d’invenzione. Molto interessante, anche dal punto di vista strutturale, “Quasi niente di sbagliato” di Greta Pavan. Il vero motore di questa narrazione è la costruzione temporale che alterna momenti lontani e vicini in un continuo andirivieni cronologico”. “La bella confusione” di Francesco Piccolo è una storia bellissima e intelligente, si svolge nel 1963 e racconta la storia di due capolavori come Otto e Mezzo di Federico Fellini e Il Gattopardo di Luchino Visconti. Che vengono girati contemporaneamente e hanno un destino simile. Trait d’union un’attrice, Claudia Cardinale, che recitò in entrambe le pellicole. “Jazz Cafè” è una raccolta di racconti firmata da Raffaele Simone dà vita a una serie di personaggi che hanno, malgrado la diversità dei loro destini, qualcosa in comune: la ricerca inesausta di quella scheggia di felicità e di giustizia forse concessa agli umani.

“Il fuoco invisibile” di Daniele Rielli è un libro che ha una forza di impatto indimenticabile, nel senso che è la storia di un evento terribile, del Sud Italia, la xylella un batterio che ha distrutto migliaia di ulivi secolari in Puglia. Lo scrittore ha due marce, una di giornalismo investigativo che si basa sulle vicende, sulle domande, e una di romanziere. Il futuro che non vorremmo mai vedere, lo descrive Pierpaolo Vettori in “L’imperatore delle nuvole”. Un lungo muro che divide e protegge(?) dall’invasione dei migranti nordafricani. L’epopea tragica di una delle guardie murarie. “Una minima infelicità” di Carmen Verde è un romanzo intenso e particolare innanzitutto perché viene definito un’opera prima – anche se segue un romanzo scritto a quattro mani – poi perché parla di una creatura minuscola che decide di consacrare la propria vita a una madre elegante, abbiente e sofisticata che si vergogna di lei.

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Premio Sila ’49, Maria Grazia Calandrone vince l’undicesima edizione. La giuria: «È riuscita a lasciare un segno tramite la sua scrittura». Tra i premiati delle altre sezioni Silvia Vegetti Finzi e Maurizio Pagliassotti. Ecco tutte le date della cerimonia conclusivaFeatured

COSENZA – Dopo l’annuncio dei cinque finalisti dell’undicesima edizione del Premio Sila ’49, la giuria tecnica si è determinata sul nome del vincitore. È Maria Grazia Calandrone, con “Dove non mi hai portata” (Einaudi), a conquistare il riconoscimento letterario.

«Il libro racconta di un uomo e una donna che un giorno del 1965 abbandonano nel parco romano di Villa Borghese la figlia di otto mesi, per poi suicidarsi nel Tevere. Oltre cinquant’anni dopo, la bambina, ossia l’autrice del romanzo, cercherà di ricostruire la verità del suo passato. Queste pagine si ricollegano idealmente alla precedente opera di Calandrone, “Splendi come vita” (Ponte alle Grazie 2021), nella quale veniva invece indagato il rapporto con la madre adottiva. Così, lavorando su un’autobiografia tanto violenta e devastata, la scrittrice narra di un viaggio verso le proprie origini, e nello stesso tempo tratteggia l’immagine di una Italia ormai irrimediabilmente lontana. Il tutto con una lingua di rara precisione. Infatti, prima ancora che narratrice, giornalista del “Corriere della Sera”, drammaturga, artista visiva, autrice-conduttrice per la Rai, nonché insegnante di letteratura nelle scuole e nelle carceri, Maria Grazia Calandrone è poetessa: un’origine che ha lasciato un segno profondo nella sua scrittura in prosa», scrive la giuria nelle motivazioni al Premio.

Inoltre, come già anticipato nei giorni scorsi, anche quest’anno verrà consegnato il Premio alla Carriera. A ottenerlo per il 2023 è Silvia Vegetti Finzi. «Figura di riferimento, e non solo in Italia, per quanto riguarda sia la storia del movimento psicanalitico, sia il senso e il peso da dare al pensiero freudiano. Il suo sguardo segue da decenni l’andamento, a tratti carsico, con cui la psicanalisi si è mossa, lasciando il proprio segno sulle idee di questo e del secolo scorso. Ma è soprattutto nell’intreccio fra sapere delle donne e disciplina psicanalitica che Vegetti Finzi si è ritagliata uno spazio singolare, smentendo quel pregiudizio che inquadra la psicanalisi come apparato di sapere sordo o addirittura ostile alla riflessione e alla soggettività femminile. Fuori da ogni rassicurante appartenenza, Vegetti Finzi è davvero una interprete coraggiosa di quell’esercizio di pensiero critico che oggi appare o appannato o addirittura deriso. Assegnarle il Premio alla Carriera è riconoscere innanzitutto la sua testimonianza a favore di una vita intellettuale né docile né ossequiosa. Ma è anche riconoscere il suo contributo e il suo impegno per un uso largo del pensiero psicanalitico, la sua capacità di traghettarlo oltre i confini e gli arroccamenti dentro torri d’avorio dove alla fine poco si respira», scrive ancora la giuria.

Quest’anno, infine, verrà attribuito un premio speciale allo scrittore e giornalista Maurizio Pagliassotti per  il suo libro “La guerra invisibile”, con la seguente motivazione: «Il libro di Maurizio Pagliassotti su “La guerra invisibile. Un viaggio sul fronte dell’odio contro i Migranti” (Einaudi) merita un premio speciale perché interviene nel modo più efficace e profondo sulla questione centrale della politica europea di oggi: il nodo dell’identità, cioè la contrapposizione tra ‘noi’ e ‘loro’. Dove loro sono i migranti: i poveri, i non occidentali. Persone che spogliamo del loro essere persone: per continuare a non vedere cosa stiamo facendo loro. Il libro di Pagliassotti, al contrario, ci costringe a non distogliere lo sguardo. È il mestiere del giornalista, del reporter: e Pagliassotti lo fa davvero. Percorrendo, in buona parte a piedi, i seimila chilometri che vanno da Ventimiglia al confine tra Turchia e Iran: la rotta balcanica, l’altro Mediterraneo in cui spariscono i migranti. Guardando, e raccontando. È un fronte bellico, ci dice Pagliassotti: i suoi occhi vedono una guerra, la sua scrittura la fa vedere anche a noi».

L’undicesima edizione del Premio Sila ’49 è patrocinata dal Comune di Cosenza e dal Comune di Rende, ed è realizzata con il contributo economico di Eurosanità, Synergo, Gruppo Giomi e Collextion Services nonché con risorse PAC 2014/2020 – Az. 6.8.3 Erogate ad esito dell’Avviso “Eventi di Promozione Culturale 2022” dalla Regione Calabria (Dipartimento Istruzione Formazione e Pari Opportunità – Settore Cultura).-

Dunque, tutti i premi verranno consegnati nel corso della cerimonia conclusiva.   Si parte venerdì 23 giugno alle 18, nel verde della Villa Vecchia del centro storico, con l’incontro con Pagliassotti, in dialogo con Valerio Giacoia. E si prosegue l’indomani, sabato 24 giugno alle 11.30 a Palazzo Arnone, dove è prevista la lectio magistralis di Silvia Vegetti Finzi dal titolo “Il mito di Elena tra bellezza e conflitto”. Sempre sabato 24 giugno, alle 18, a Palazzo Arnone è invece in programma la cerimonia di premiazione: conduce Paride Leporace.

In ultimo, domenica 25 giugno ci si sposta nella sede di Camigliatello Silano della Fondazione Premio Sila per la presentazione dell’ultimo libro di Tomaso Montanari, “Se amore guarda” (Einaudi), che dialogherà con Emanuele Trevi, Piero Bevilacqua e Battista Sangineto.

Il manifesto 2023 del Premio, diretto da Gemma Cestari e presieduto da Enzo Paolini, è firmato dall’artista di arte contemporanea Paolo Canevari.

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Premio Sila ’49, proroga dei termini per l’edizione 2022-2023. Paolini: «Cerimonia conclusiva nella tarda primavera: un modo per valorizzare, ancora di più, i luoghi del centro storico»Featured

La Fondazione Premio Sila annuncia la riapertura del bando di concorso dell’edizione 2022 del Premio Letterario “Premio Sila ‘49” e contestualmente la modifica del suo regolamento. A prevedersi è, dunque, una nuova agenda di lavori: potranno concorrere le opere di autori pubblicate dall’1 giugno 2021 al 31 ottobre 2022, pertanto le candidature dovranno pervenire entro e non oltre le ore 12 del 10 novembre 2022. Per la sua undicesima edizione, il Premio si concluderà, inoltre, nella tarda primavera del 2023.

«Una decisione, quella circa la proroga dei termini del nostro bando – spiega Enzo Paolini, presidente della Fondazione Premio Sila -, che abbiamo abbracciato a seguito delle richieste pervenuteci da giurati e lettori. Crediamo, poi – aggiunge Paolini -, che realizzare la cerimonia finale di premiazione nei mesi primaverili, così come accaduto negli ultimi  due anni, sia una formula assai azzeccata: permette, infatti, di meglio valorizzare i luoghi all’aperto del nostro magico centro storico. Lo abbiamo visto quest’anno: ancora circolano le immagini di una piazza Duomo gremita, al pari di quelle di Largo delle Vergini e del cortile esterno di Palazzo Arnone. Dando, a ogni modo, tale annuncio – conclude il presidente -, ci teniamo anche a rassicurare chi, tra gli autori, ha già fatto pervenire la propria candidatura: verrà naturalmente tenuta in considerazione e non sarà “scalfita” dal nuovo regolamento. Infine, ribadiamo al comitato dei lettori che tutte le attività legate tradizionalmente al Premio (dalla presentazione dei volumi agli incontri con gli autori, fino ad eventi extra) verranno realizzati nel corso del periodo autunnale e invernale. Siamo, pertanto, pronti per una nuova e bellissima edizione».

 Per maggiori dettagli alleghiamo, di seguito, il nuovo bando edizione 2022-2023.

NUOVO BANDO EDIZIONE 2022/23

La Fondazione Premio Sila, in via del tutto eccezionale, riapre il bando di concorso dell’edizione 2022 del Premio Letterario “Premio Sila 49” e ne modifica il regolamento per come segue.

Per l’edizione 2022 si prevede una nuova agenda dei lavori che concluderà le fasi del concorso con la relativa Cerimonia di Premiazione nella tarda primavera del 2023.


Il Premio ha la caratteristica di privilegiare le opere e la letteratura attente alla realtà e di rilievo civile.

REGOLAMENTO

1. Il “Premio Sila 49” ha frequenza annuale ed è diviso in tre sezioni:
a) Letteratura;
b) Economia e Società;
c) “Sguardo da lontano”, dedicato a saggi e opere realizzati da autori stranieri o italiani che abbiano ad oggetto il Mezzogiorno, visto da una prospettiva esterna.

2. La giuria si riserva, inoltre, di anno in anno, la facoltà di assegnare premi speciali alla carriera e/o all’opera complessiva di autori che abbiano una significativa attinenza con i valori promossi dal Premio.

3. Per l’edizione 2022, possono concorrere al Premio le opere di autori edite nel periodo che va dal 1 giugno 2021 al 31 ottobre 2022.

4. Le opere e le candidature, in seguito alla riapertura dei termini temporali del bando di concorso, devono pervenire, in quattordici copie, presso l’Agenzia di Spedizioni KIPOINT, Piazza Zumbini, snc – 87100 Cosenza, con la dicitura Concorso Premio Sila ’49 – 2022 – entro e non oltre le ore 12.00 del 10 novembre 2022, accompagnate da una lettera con l’indicazione della sezione cui si intende partecipare;

Le opere e le candidature già pervenute entro i termini indicati dal precedente bando, sono da considerarsi in concorso per l’edizione che unifica l’anno 2022 al 2023.

5. La Fondazione Premio Sila, al fine di assicurare il carattere partecipativo al concorso letterario, individuerà di anno in anno particolari categorie di lettori che forniranno alla giuria orientamenti, non vincolanti, in relazione alla rosa finale di cinque titoli che concorreranno per la sezione Letteratura al premio finale;

6. Per ciascuna delle sezioni del Premio la Giuria assegnerà dei riconoscimenti:
a) Sezione Letteratura: un premio da 5000 euro;
b) Sezione Economia e Società: un premio da 5000 euro;
c) Sezione “Sguardo da lontano”: un premio da 2500 euro;

7. La premiazione dei vincitori avrà luogo in una data che la Fondazione Premio Sila indicherà in tempo utile tra maggio e giugno del 2023. Condizione imprescindibile per l’attribuzione dei premi ai vincitori è la loro presenza alla cerimonia di premiazione.

8. Modifiche al presente regolamento possono essere apportate dal Consiglio d’Amministrazione della Fondazione Premio Sila.

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L’intervento di Nadeesha Uyangoda, vincitrice della sezione Economia e Società, davanti al pubblico del Premio Sila e la lectio magistralis dello storico Tomaso Montanari

COSENZA – La decima edizione del Premio Sila ‘49, diretto da Gemma Cestari e presieduto da Enzo Paolini, si avvia alla conclusione. E lo fa col primo dei diversi appuntamenti che accompagneranno lettori e curiosi fino a domenica 29 maggio in un vero e proprio viaggio nel mondo dei libri e della parola.

ECONOMIA E SOCIETÀ – Oggi venerdì 27, dunque, in piazza dei Follari, nel cuore del centro storico bruzio, la vincitrice della sezione Economia e Società del Premio, Nadeesha Uyangoda, ha dialogato con la docente Unical Mariafrancesca D’Agostino e con il sociologo Tonino Perna sui temi del suo romanzo, “L’unica persona nera nella stanza” (66thand22nd). “È difficile a volte parlare di subalterni nei libri. Per molto tempo – spiega l’autrice – questo non è infatti avvenuto. Solo negli ultimi anni è fiorita una specie di letteratura che è di tipo attivista o antirazzista. In altre parole – ha continuato – la voce del subalterno è entrata a far parte di un vero e proprio meccanismo editoriale globale: alle autrici straniere è sempre più stata richiesta un tipo di letteratura impegnata, non narrativa ma di saggi”. Stimolata dai relatori, che hanno sottolineato quanto “L’unica persona nella stanza” rappresenti un volume “che ha uno sguardo originale sul fondamentale concetto di identità” e che sia un “testo da adottare nelle scuole e nelle università”, Uyangoda ha poi così proseguito. “Io sono cresciuta in una casa antifascista militante e quindi la parola nero per me non è mai coincisa col colore della pelle. Purtroppo però nella società, anche nella società di oggi, nero significa qualcos’altro, viene usato in contrapposizione al bianco e così i bianchi stessi utilizzando l’espressione succitata si tirano fuori dalla questione razziale. Si tende sempre a separare la nerezza da quello che è lo standard ed essa è spesso connotata da elementi negativi. Politici, giornalisti, personaggi televisivi la sdoganano: questa non è ignoranza, ma è razzismo. Razzismo oggi è un modo di pensare e di agire che è dentro di noi, una forma di linguaggio e di riflessione che non è scomparsa. Bisogna quindi lavorare su noi stessi e poi sugli altri, affinché tutto ciò venga sradicato anche dalla sfera pubblica. Del resto il personale è politico”.

LA LECTIO DI MONTANARI – Sempre nel pomeriggio di oggi, inoltre, sul sagrato del Duomo cittadino lo storico e giurato Tomaso Montanari ha tenuto, in occasione delle celebrazioni degli 800 anni della stessa Cattedrale, una lectio magistralis su “Un indulto, una sospensione, un miracolo arresto: il senso delle antiche chiese”. Introdotto da Maria Letizia Stancati di Nova Associazione, Montanari ha detto: “

L’accademico italiano Cesare Brandi dedica in un suo libro alla Cattedrale di Cosenza una pagina molto ispirata e parla del sepolcro di Isabella d’Aragona.  Dice che questa struttura unica al mondo merita un viaggio a Cosenza. E oggi Cosenza celebra gli 800 anni del suo Duomo che diventa Basilica: un luogo che appartiene a tutti. Perché le chiese sì, insieme alle piazze, ci hanno visto crescere: sono spazi pubblici di cui, dopo due anni di pandemia, abbiamo bisogno. Entrare nelle chiese vuol dire non essere soli e non soltanto dal punto di vista della religione. Esse in Italia per tradizione sono aperte a tutti: vi possiamo ascoltare e sentire e toccare il tempo che non c’è più, connettersi con altri epoche e ciò è fondamentale perché viviamo nella costante rimozione della storia. Una chiesa che ha 800 anni è per l’appunto una chiesa dove i passi delle ninfe ancora risuonano. Un posto che ci scuote dalla convinzione di vivere nel tempo migliore della storia. Il patrimonio culturale ci dà dunque la possibilità di metterci in comunione con tutto quello che ci ha preceduto. Ora tutti insieme, in questo luogo, siamo pronti ad ascoltare le pietre su cui camminiamo, allora proviamo a essere umani. Dietro le pietre di fatti ci sono le persone, e soprattutto gli scartati delle periferie”.

GLI EVENTI – I prossimi appuntamenti del Premio sono in programma domani, sabato 28, negli spazi di Palazzo Arnone: a partire dalle 11.30 la lectio magistralis della vincitrice del Premio alla Carriera Luciana Castellana dal titolo “La mia vita a sinistra è, ancora, la scoperta del mondo”; alle 18.30, invece, la cerimonia di premiazione dei vincitori Nicola Lagioia, Nadeesha Uyangoda e Luciana Castellina condotta da Ritanna Armeni.

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Inaugurata la mostra di Chirico al Museo dei Brettii e degli Enotri

COSENZA – «Natino Chirico ci ha proposto un tuffo “insieme” più che mai attuale. L’arte vera, come sempre, coglie aspetti che non siamo in grado di esprimere con tutte le parole del mondo. La sua giunge diretta come un dardo nella suggestione di tutti noi ed interpreta mirabilmente i valori che da dieci anni a questa parte perseguiamo». Con queste parole Enzo Paolini, presidente della Fondazione Premio Sila, apre la mostra, non a caso intitolata “Insieme”, dell’artista che ha firmato il manifesto (“I tuffatori”) della decima edizione della manifestazione.

L’allestimento con le opere di Chirico, tra i più importanti ritrattisti italiani oltreché pittore figurativo dalle origini calabresi, è fruibile gratuitamente da ieri, lunedì 30 maggio, fino al prossimo 21 giugno negli spazi del museo dei Brettii e degli Enotri del quartiere Spirito Santo. I visitatori possono, così, immergersi in un vero e proprio viaggio, guidati dalle grandi tele che evocano, in un certo qual senso, i colori, la potenza e l’energia del territorio calabrese. «La Calabria – afferma l’artista – non mi ha mai abbandonato, così come l’arte: entrambe accompagnano i miei sogni, entrambe rappresentano per me la cura, qualcosa di sublime senza cui mi è davvero impossibile vivere».

Sempre nel corso dell’appuntamento, il plauso del sindaco Franz Caruso: «Iniziative come questa, così come il Premio Sila, non solo risvegliano la città di Cosenza da un punto di vista prettamente culturale, ma sono di fondamentale importanza anche e soprattutto perché vanno a valorizzare il nostro bellissimo centro storico».

All’inaugurazione della personale di arte contemporanea, tra le altre cose patrocinata dall’amministrazione bruzia e sostenuta da Ail Cosenza, presenti, oltre al presidente Paolini e al primo cittadino Caruso, anche la direttrice del Premio Sila ’49 Gemma Cestari, insieme alla delegata dal sindaco alla cultura Antonietta Cozza, alla direttrice del museo Marilena Cerzoso, al presidente di Ail Cosenza Maura Nigro e allo storico dell’arte Enzo Le Pera. L’evento, che per l’appunto rientra nelle diverse iniziative messe a punto dal Premio per la sua edizione 2021, è visitabile negli orari del museo, dunque dalle 9 alle 13 e dalle 16.30 alle 19.30 (da martedì a venerdì) e dalle 10 alle 13 e dalle 16.30 alle 19.30 (sabato e domenica).

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La lectio magistralis di Luciana Castellina per la decima edizione del Sila

COSENZA – Un gruppo di amiche e amici si avvicina a Luciana Castellina timidamente. Lo fa perché ha con sé una vecchia fotografia, vecchia di 48 anni, in cui proprio la politica, scrittrice e giornalista è immortalata. Una fotografia in bianco e nero scattata a Cosenza, nel giorno del Referendum sul divorzio. Questo è solo uno dei ricordi che oggi sabato 28, negli spazi di Palazzo Arnone, viene evocato. Numerosissimi, di fatti, gli aneddoti, insieme alle storie e alle memorie, che la  storica figura della sinistra italiana, e in particolar modo del Partito comunista, cita grazie alla lectio magistralis “La mia vita a sinistra è, ancora, la scoperta del mondo”, tenuta di fronte al pubblico del Premio Sila ’49 (decima edizione) diretto da Gemma Cestari e presieduto da Enzo Paolini.

Castellina, giunta nella città dei Bruzi, per ricevere il riconoscimento alla carriera, parla, dunque, della sua esistenza da «diversamente comunista», trascorsa in giro per l’Europa e non solo, sempre a difendere diritti e prerogative altrui, i più deboli, i più fragili. «Ricordo ancora – racconta – di quando negli anni Sessanta venni arrestata e rimasi in prigione per oltre due mesi. La mia colpa? Aver preso parte a una manifestazione a Roma degli operai edili e aver cercato di aiutarne uno. In cella – continua – mi arrivò la lettera di mia figlia che all’epoca aveva 8 anni: Lucrezia mi scriveva che la sua maestra le chiese perché la madre prendesse i poliziotti a ombrellate e la piccola rispose che non poteva essere vero, la sua mamma non possedeva ombrelli».

Poi Parigi, Praga, Budapest, l’ex Jugoslavia, non solo l’Italia. «Leggevo Salgari – dice la cofondatrice de “Il Manifesto” e poi direttrice di “Liberazione” – perché così potevo viaggiare dappertutto; ma il viaggio più appagante l’ho fatto tramite la porta del Pci, che ha appagato la mia curiosità». Proprio grazie al Partito Castellina, pertanto, gira il mondo. A Cosenza, dove lo stesso Paolini ricorda un loro vecchio incontro («In una trattoria trasteverina una indimenticabile ragazza romana mi parlò di libertà ed eguaglianza, valori in nome dei quali la gente è caduta») passa in rassegna tutto questo: gli incontri avuti con Sartre e Simone de Beauvoir, la partecipazione al primo raduno di giovani dopo il secondo conflitto mondiale, a Praga nel 1947, dove compirà 18 anni e l’India verrà resa indipendente («Ma questo è un imbroglio dell’imperialismo!», dirà per l’occasione un ragazzo inglese e comunista). E, ancora, i viaggi attraverso i film, «quelli di Pier Paolo Pasolini e dei registi neorealisti», che, al pari del Partito, le hanno insegnato «a crescere, a comprendere che si può cambiare soggettivamente e passare dall’essere meri sudditi a cittadini protagonisti».

Protagonista della vita Luciana Castellina lo è stata e lo è tuttora. Già presidente della Commissione europea per la cultura, la gioventù, l’istruzione e i mezzi d’informazione, agli amici del Sila ’49 “regala” intramontabili pezzi di Storia, oltre che un monito fondamentale. «Bisogna difendere la diversità perché la cultura dell’altro ci aiuta a rivisitarci criticamente». Di se stessa, pure autrice di molte opere, infine, dice: «Non sono una scrittrice, quanto una giornalista che scrive articoli un po’ troppo lunghi». Certo, sono gli articoli che nascono là dove accadono le cose, sono gli articoli che hanno a che fare con la vita.

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Il reading di Valerio Magrelli al Cenacolo Faust D’Andrea

CAMIGLIATELLO SILANO – Si è conclusa domenica 29 maggio, nella sua sede di Camigliatello dedicata a Faust D’Andrea, la decima edizione del Premio Sila. Il pubblico della manifestazione, dopo aver assistito nel pomeriggio di sabato 28 alla cerimonia di premiazione di Nicola Lagioia, Luciana Castellina e Nadeesha Uyangoda a Palazzo Arnone (Cosenza), l’indomani si è dunque spostato sul grande altopiano per assistere a un evento d’eccezione. Il giurato del Premio Valerio Magrelli ha, infatti, letto alcune delle poesie contenute nella sua ultima raccolta, “Exfanzia” (Einaudi).

«Ho scritto diversi libri di poesie, quest’ultimo è particolarmente triste anche perché è successivo ai due anni di pandemia trascorsi. Trattasi quindi di versi urbani e dolenti, legati al tema della vecchiaia, dei figli, della fotografia, ma anche dedicate al paesaggio di Roma», ha detto Magrelli davanti, tra gli altri, al presidente della Fondazione Premio Sila Enzo Paolini e alla direttrice del Premio Gemma Cestari. Due ore, dunque, dedicate alla lettura di quella «forma d’espressione minoritaria che – ha ancora affermato Magrelli – è, tuttavia, indispensabile».

Parallelamente alla conclusione dell’edizione 2021 del Sila, inoltre, a partire è un altro appuntamento a cui i cosentini potranno partecipare. Da oggi lunedì 30 fino al 21 giugno è di fatti in programma al Museo dei Brettii e degli Enotri, nel cuore del centro storico di Cosenza, la mostra dell’artista Natino Chirico, che ha firmato il manifesto della decima edizione del Premio. L’allestimento, intitolato “Insieme”, viene per l’appunto inaugurato questo pomeriggio alle 17.30 alla presenza, oltre che del presidente Paolini, anche del sindaco Franz Caruso, della direttrice del Museo Marilena Cerzoso e dello storico dell’arte Enzo Le Pera.

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