La storia

Nel 1949 veniva istituito il Premio Sila, per rispondere alla necessità di ricostruzione culturale, di rinascita materiale e intellettuale di una Italia e di una Calabria uscite dalla guerra e dal ventennio fascista. Nel maggio del 2010, nella città di Cosenza, per iniziativa di Banca Carime nella persona del suo Presidente Andrea Pisani Massamormile, dell’Arcivescovo di Cosenza Mons. Salvatore Nunnari e dell’Avvocato Enzo Paolini, è stata costituita la Fondazione Premio Sila allo scopo di avviare una nuova fase del prestigioso premio che vide le sue ultime edizioni negli anni novanta. Leggi di più
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Conclusa la nona edizione: Bonaiuto, Mancuso e Bazzi premiati all’Arenella.

Con la cerimonia di premiazione di ieri alle 18, il Premio Sila ’49 saluta l’edizione 2020, quella della pandemia, che solo nella primavera inoltrata del 2021 è stato possibile celebrare con i consueti appuntamenti. Incontri, lectio magistralis e una serata dedicata al vincitore della sezione letteratura, Jonathan Bazzi, e alla consegna dei bronzetti di Mimmo Paladino.

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Edizione 2020, vince Jonathan Bazzi con “Febbre”. A Stefano Mancuso il premio Economia e Società. Anna Bonaiuto, premio alla Carriera.

“Abbiamo atteso tanto e adesso ci ritroviamo a celebrare la fine dell’edizione 2020 nel bel mezzo del 2021. Ma non volevamo una premiazione online, la presenza, il pubblico, la connessione che si crea tra i premiati e le persone sono tutto per questa manifestazione. Abbiamo aspettato che la pandemia frenasse per dare alla città, a tutti, quello che ci si aspetta da noi: la cerimonia di premiazione, la lectio magistralis, le conversazioni fra grandi relatori. Una normalità che sembrava diventata impossibile da recuperare, e che invece finalmente ritroveremo. E siamo certi che sarà valsa la pena rimandare di qualche mese il nostro gran finale”.

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Presentata la Cinquina 2020. Enzo Paolini: “Non ci siamo fermati per non interrompere il flusso della pervasività delle idee e dei sentimenti contenuti nei libri. Solo così ci possiamo salvare, anche in questo momento drammatico”.

Arriva anche il momento della Cinquina, in questa edizione “strana”, come strane sono ormai tante cose, del Premio Sila ’49. Dai primi di settembre, il Premio ha continuato a far incontrare autori e lettori con i consueti eventi di presentazione dei libri; in presenza fino a quando si è potuto, poi online. E online è anche questo incontro con alcuni giurati per svelare la cinquina 2020, perché a fermarsi il Premio non ci ha mai pensato. “Non abbiamo voluto interrompere il flusso delle idee, delle suggestioni e dei sentimenti contenuti nei libri: sono le uniche armi che ci consentiranno di superare questo momento drammatico.  – dice Enzo Paolini, all’inizio dell’incontro – D’altra parte, i libri servono proprio a questo, a darci strumenti di forza sociale per migliorare il mondo in cui viviamo. Per questo non ci siamo fermati, perché ora più che mai abbiamo bisogno di questo”.

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Igiaba Scego e “La linea del colore”: “Il viaggio come ricerca di libertà è il vero tema del libro.” Gemma Cestari: “Un grande romanzo storico al femminile”.

Mediterranea, africana, somala, romana e romanista. Igiaba Scego si presenta così al pubblico del Premio Sila, nella diretta Facebook attraverso la quale ha presentato il suo libro “La linea del colore”, finalista della nona edizione. Un libro che Gemma Cestari ha definito “un grande romanzo storico, anche se in senso apparentemente improprio perché attraverso il tempo e lo spazio ci accompagnano non personaggi realmente esistiti ma tre donne abilmente “inventate”, create da Igiaba Scego”.

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Roberto Andò: “C’è sempre una possibilità di salvezza, anche a costo di sovvertire le regole”. Gemma Cestari: “Un romanzo bello, commovente, sulla forza dei sentimenti”. E il regista svela: “Il film avrà un finale diverso dal libro”.

Intellettuale poliedrico, direttore del Teatro Stabile di Napoli, scrittore, regista con collaborazioni straordinarie (da Fellini a Cimino a Scorsese) e amicizie a dir poco esclusive (su tutti, Leonardo Sciascia che lo introduce alla scrittura), Roberto Andò partecipa col suo “Il bambino nascosto” alla nona edizione del Premio Sila e, intanto, sta terminando di girare la versione cinematografica di questa storia coinvolgente.

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Gennaro Serio presenta “Notturno di Gibilterra”: “Io, appassionato di gialli, ho fatto diventare protagonisti gli eroi della mia infanzia”. Gemma Cestari: “Un meraviglioso libro sulla letteratura, in cui si citano decine di scrittori”.

Un giallo straniante, perché non è un giallo comune, in cui i protagonisti sono scrittori (anche viventi, persino in attività) e grandi protagonisti del genere poliziesco, da Miss Marple a Hercule Poirot, da Maigret a Pepe Carvalho. L’assassino, invece, è Enrique Vila-Matas, il grande scrittore catalano che – ha rivelato l’autore – ha ricevuto una copia del libro, prima ancora che fosse distribuito, e si è complimentato con Serio per la vittoria al Premio Calvino.

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Remo Rapino a Settembre Rendese per il Premio Sila ’49: “Liborio non è esistito, ma tutto quello che gli accade è accaduto realmente.”

Il “Liborio tour”, come lo stesso autore ormai chiama il suo giro attraverso l’Italia per parlare del libro vincitore del Campiello 2020, fa tappa a Rende. “Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio”, edito da Minimum Fax, è infatti uno dei dieci libri della decina 2020 del Premio Sila ’49. “Rapino narra della vita e della morte di Liborio – osserva Gemma Cestari – ma i miracoli li stiamo vedendo adesso, con un successo che forse nemmeno l’autore si aspettava”.

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Primo evento in collaborazione con Settembre Rendese: presentato Febbre di Jonathan Bazzi. Gemma Cestari: “Nessuno prima aveva fatto letteratura parlando dell’enorme questione delle periferie italiane”. Lo scrittore: “Ho sempre voluto raccontare i miei luoghi, il tema della malattia è arrivato dopo”.

Ci sono i giovani ad ascoltare Bazzi, com’è giusto che sia. C’è la “sua” generazione, quella dei social, delle chat, la generazione dei “nativi sentimentali digitali”. Lo stesso autore osserva che il suo libro è “figlio dei tempi, dei nuovi mezzi di comunicazione, dei social network che aprono gli orizzonti e aiutano ad addentrarsi nella verità, che è sicuramente uno dei nervi di Febbre”. “Le nuove piazze virtuali sono come polis molto grandi e complesse, dove abbiamo la possibilità di portare i nostri problemi. I nuovi modi di comunicare hanno creato nuovi linguaggi, modi di parlare e rappresentarsi che esistono al di là e al di fuori del mezzo e sono ormai radicati nelle persone”. “Eppure – ha chiosato l’autore – i giovani sono completamente privi di rappresentanza politica, sono invisibili. E sono inesistenti le politiche a favore dei giovani e dell’ambiente, in pratica del futuro. Questo è tragico.”

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